Governo Giolitti III
Il Governo Giolitti III è stato il quarantacinquesimo esecutivo del Regno d'Italia, il terzo guidato da Giovanni Giolitti.
Governo Giolitti III | |
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Stato | Italia |
Presidente del Consiglio | Giovanni Giolitti (Sinistra storica) |
Coalizione | Sinistra storica, Destra storica |
Legislatura | XXII, XXIII |
Giuramento | 30 maggio 1906 |
Dimissioni | 2 dicembre 1909 |
Governo successivo | Sonnino II 11 dicembre 1909 |
Esso, nato in seguito alle dimissioni del governo precedente, è stato in carica dal 30 maggio 1906[1] all'11 dicembre 1909[2] (sebbene già dimissionario dal precedente 2 dicembre) per un totale di 1 291 giorni, ovvero 3 anni, 6 mesi e 11 giorni.
Principali politiche
modificaGià nel primo mese di Governo furono adottati importanti provvedimenti: le leggi a favore del Mezzogiorno, quelle per la nazionalizzazione delle ferrovie meridionali e quella sulla conversione della rendita. Successivamente, nel maggio 1907, il Governo fece votare al Parlamento l'istituzione di una Commissione d'inchiesta sull'organizzazione e sull'amministrazione dei servizi dipendenti dal Ministero della Guerra, sulla scia di quella istituita nel 1904 per la Marina militare.
Altro evento importante del terzo Governo Giolitti fu il terremoto che sconvolse Messina e Reggio Calabria il 28 dicembre 1908, causando 150 000 morti. Di conseguenza, l'8 gennaio 1909 la Camera approvò il disegno di legge presentato dal Governo che stanziava 30 milioni per la ricostruzione, finanziando l'operazione con il raddoppio della tassa di bollo sui biglietti ferroviari e di navigazione e l'aumento di un ventesimo delle tasse sugli affari e delle imposte sui terreni, sui fabbricati e sui redditi di ricchezza mobile.
Dopo che il suo progetto legislativo sulle convenzioni marittime non venne approvato, Giolitti si decise a dimettersi, anche perché non si trovava in un buon periodo di salute; nel dicembre del 1909 annunciò quindi una serie di decreti giudicati troppo vicini all'estrema sinistra - un'imposta progressiva globale sui redditi e la diminuzione dell'imposta sullo zucchero - che, come aveva calcolato, non furono accettati dalla maggioranza: tale rifiuto gli diede il pretesto per gettare la spugna.
Compagine di governo
modificaAppartenenza politica
modificaPartito | Presidente | Ministri | Sottosegretari | Totale | |
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Sinistra storica | 1 | 9 | 10 | 20 | |
Destra storica | - | 3 | 4 | 7 |
Situazione parlamentare
modificaNOTA: Nonostante ormai le dinamiche parlamentari sulla fiducia (che venivano spesso attuate indirettamente e tramite vari ordini del giorno), avevano ormai portato ad una prassi di forte rilevanza stratificata e abbastanza consolidata dell’organo legislativo e della Monarchia parlamentare, con un’evidente evoluzione in senso democratico della responsabilità politica, essa fu ciononostante solo una convenzione costituzionale. Ufficialmente infatti, ai tempi del Regno d'Italia, poiché secondo lo Statuto Albertino il governo rispondeva concretamente al solo Re (il quale, dando egli stesso una prima fiducia al governo, aveva il potere di far resistere l’esecutivo ad un voto della Camera dei deputati, come volte fece), il rapporto con il Parlamento in senso moderno non era pienamente obbligatorio (ed in tal senso vari sono stati i casi di formazione o sopravvivenza di un governo palesemente privo di tale supporto), pur diventato orami fondamentale (e più affine alla forma moderna solo successivamente, specie con l’ascesa dei partiti di massa e con l’introduzione del sistema proporzionale). Per questo motivo, il grafico sottostante espone, secondo ricostruzioni e dichiarazioni, nonché secondo la composizione del governo ed anche secondo il voto effettivamente subìto, il supporto che questo ha ottenuto a fini puramente enciclopedici e storici, tenendo conto della facile mutevolezza delle forze politiche e del contesto storico-politico.
Fino al 24 marzo 1909 (XXII legislatura):
Camera | Collocazione | Partiti | Seggi |
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Camera dei deputati[3] | Maggioranza | DEM (339), PLC (76) | 415 / 508
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Opposizione | PR (37), PSI (29), PRI (24), UECI (3) | 93 / 508
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Dal 24 marzo 1909 (XXIII legislatura):
Camera | Collocazione | Partiti | Seggi |
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Camera dei deputati[3] | Maggioranza | DEM (336), PLC (36) | 372 / 508
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Opposizione | PR (45), PSI (41), PRI (24), UECI (16), IND (10) | 136 / 508
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Composizione
modificaCronologia
modifica1906
modifica- 29 maggio - Il governo giura dinnanzi al Re.
- 12 giugno - Alla Camera dei Deputati, Giolitti espone le sue dichiarazioni programmatiche di governo, successivamente approvate con 262 voti favorevoli (98 contrari).
1909
modifica- 8 febbraio - È sciolta la Camera dei Deputati e convocati gli elettori per il 7 e 14 marzo; e il nuovo Parlamento per il 24 marzo.
- 7-14 marzo: Si svolgono le elezioni politiche: il governo, non dimessosi, vede ridurre la sua base d’appoggio, per via di alcune importanti perdite della Destra storica ed alcune minori a Sinistra. Crescono i partiti minori.
- 2 dicembre - Gli Uffici della Camera votano contro il disegno di legge per la riforma tributaria, dando così al governo la motivazione ufficiale per le dimissioni, le quali, accettate dal Re, portano quest’ultimo ad assegnare nuovamente l’incarico a Sidney Sonnino.
- 11 dicembre - Con il giuramento del nuovo esecutivo termina ufficialmente l’esperienza di governo.
Bibliografia
modifica- Parlamenti e Governi d’Italia (dal 1848 al 1970) - Vol. II - Francesco Bartolotta - Vito Bianco Editore - 1971
Note
modifica- ^ Il giuramento dei ministri, su archiviolastampa.it, 31 maggio 1906, p. 1.
- ^ Il giuramento dei nuovi ministri al Quirinale, su archiviolastampa.it, La Stampa, 12 dicembre 1909, p. 1.
- ^ a b Viene qui riportata la situazione parlamentare solo di questa camera (e non anche del Senato del Regno) poiché, sebbene entrambe partecipassero al processo di controllo del rapporto con l'esecutivo, per convenzione costituzionale in caso di disaccordo era la decisione della camera bassa a prevalere, risultando essere la posizione ufficiale del Parlamento nella sua totalità.
- ^ Poiché all'epoca del Regno d'Italia la figura del Presidente del Consiglio era vista come una figura mediatrice e coordinatrice piuttosto che dirigenziale rispetto all’esecutivo, e dunque senza una costituzione autonoma, il detentore era più identificato con il ministero da egli detenuto piuttosto che dalle sue funzioni, e per questo non vi era mai stata la necessità di nominare un sottosegretario specifico, ma il Capo di governo si serviva del proprio sottosegretario ministeriale.
- ^ a b c d e f Affiliato alla Sinistra storica.
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