Moll (famiglia)

famiglia legata a Paesi Bassi, Austria, Germania e Italia

La famiglia Moll o de Moll o von Moll, originaria dei Paesi Bassi, o forse del Belgio, si è trasferita in Austria poi in Germania ed in Italia dove ha vissuto nella zona di Rovereto[1].

Stemma famiglia de Moll.

Le prime notizie sulla famiglia risalgono al XVI secolo e la descrivono come originaria dell'Olanda mentre altre fonti ne fissano le origini in una zona vicina ma in territorio belga. Attorno al 1530 si trasferì in Austria. Viene citata come casata presente in Vallagarina in un testo che descrive le famiglie nobili trentine[2]. Lo stesso testo ne registra i riconoscimenti nobiliari a partire dal 1555.

Dal 1665 viene investita di cavalierato austriaco e poi di baronia austriaca nel 1789 ed infine inserita, sempre nello stesso anno, tra la nobiltà di Salisburgo.

L'arma (o blasone) della famiglia Moll è d'azzurro, uno scaglione ritondato d'oro, accantonato di tre stelle dello stesso a sei punte. Coronetta di barone, sormontata di tre elmi coronati, il centrale recante per cimiero una figura umana vestita, nascente dalla corona dell'elmo, tenente nelle mani una stella dell'arma e ... , i due elmi laterali affrontati, portanti per cimiero ciascuno un semivolo.

Personalità storiche della famiglia

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Membri importanti della casata furono:

Archivio della famiglia

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Nel 1933 l'archivio storico della famiglia Moll, sino ad allora conservato a Nomi, veniva consegnato alla Biblioteca civica Girolamo Tartarotti dal barone Leopoldo Moll e tale intenzione risulta anticipata dal barone ad Antonio Rossaro da un carteggio che ci è pervenuto solo in parte.[5]

  1. ^ Moll.Bib.Civ.
  2. ^ a b c A.G.Camajani, pp.86,87.
  3. ^ “Lettere e biglietti per visite ed altre occasioni” ( Unita' archivistica, 1838-1882), su cultura.trentino.it, TrentinoCultura Provincia autonoma di Trento, 13 luglio 2016. URL consultato il 25 maggio 2018.
  4. ^ Paolo Cont, Le battaglie di Bezzecca e di Lissa, su cultura.trentino.it, TrentinoCultura Provincia autonoma di Trento, 13 luglio 2016. URL consultato il 24 maggio 2018.
  5. ^ S.Piffer, p.3.

Bibliografia

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Voci correlate

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Collegamenti esterni

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