Porta Schiavonia
Porta Schiavonìa è l'unica porta rimasta della cinta muraria di Forlì. Si trova all'ingresso nord della città lungo la Via Emilia davanti al fiume Montone.
Porta Schiavonia | |
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Indirizzo | Piazzale Porta Schiavonia e piazzale Porta Schiavonia ‒ Forli' (FC) |
Coordinate | 44°13′34.96″N 12°01′43.4″E |
Informazioni generali | |
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Storia
modificaNe La cronaca Morattiniana, trattando degli avvenimenti del 1282, viene menzionato un burgus qui erat extra porta Sclavanie (il borgo che era fuori da porta Schiavonia) e ciò dimostra che già all'epoca esisteva un borgo al di fuori della città e che vi si poteva accedere per mezzo della porta.
Le porte che si aprivano ad occidente, in direzione di Faenza, erano due: la Porta Liviense (detta anche Valeriana) in fondo all'attuale via dei Battuti Verdi e che permetteva il passaggio della via Consolare e porta Schiavonia. La prima però venne chiusa da Francesco II Ordelaffi nel 1356 durante l'assedio del cardinale Egidio Albornoz, demolendo anche il ponte che valicava il fiume Montone. Questa porta ed il ponte, non furono più riedificati e ne risultò che la strada consolare venne dirottata verso Porta Schiavonia, che andò così con il tempo ad assumere sempre maggiore importanza tanto che nel 1407 il cardinale Cossa, per proteggere in maniera più efficace l'ingresso della città, vi fece erigere una rocchetta che fu poi spianata da Giorgio Ordelaffi nel 1413.
Fu nuovamente ricostruita tra il 1438 ed il 1499 ma, nel 1556, in previsione di una guerra contro la Spagna, la porta fu demolita e riedificata per ordine di papa Paolo IV in una posizione più consona.
Nel 1623[1], per ordine del cardinale Domenico Rivarola, venne nuovamente atterrata.
Riedificata nelle forme attuali nel 1743, durante il corso del '700 la porta fu decorata con un arco eretto in onore e gloria del cardinale Camillo Merlini Paulucci il quale, in ritorno dalla Polonia, aveva favorito l'ascesa al trono di Augusto III. La lunetta che guarda il ponte in direzione di Faenza era decorata con una immagine della Madonna del Fuoco e dei Santi Veleriano e Mercuriale. Venne di seguito adornata con il busto del cardinale Camillo Paulucci de Calboli, poi rimosso nel 1859.
L'arco settecentesco era costituito da un corpo centrale (una sorta di ampio androne) ed una facciata sulla quale, adagiata in una nicchia, appariva un dipinto raffigurante la Madonna del Fuoco tra i santi Mercuriale e Valeriano, patroni di Forlì. L'androne fu demolito nel 1933 quando si decise di conservare solo la facciata principale. Durante la ristrutturazione urbanistica avvenuta a Forlì, nel 1905 in cui fu abbattuta la cinta muraria e le porte (Porta San Pietro, Porta Ravaldino e Porta Cotogni), Porta Schiavonia riuscì a sopravvivere.
Della Rocchetta di Schiavonia restano dei resti di torrione vicino alla porta. Lungo Via del Portonaccio sono ancora visibili dei resti della cinta muraria.
Sul nome della Porta si sono formulate varie ipotesi, una di esse suggerisce che l’area su cui sorge la Porta fosse abitata dai Forlivesi fatti schiavi da Alarico nel 400 e liberati per l’intervento di San Mercuriale.[senza fonte]
Descrizione
modificaLa porta è realizzata in stile barocco e presenta un arco monumentale a tutto sesto.
Galleria d'immagini
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La porta prima del 1903
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Porta Schiavonia: sulla destra si nota, sulle scale, l'addetto comunale intento ad accendere l'illuminazione a gas
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Veduta dalle rive del Montone
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Panoramica
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Porta Schiavonia nel dopoguerra. Notare come gli ornamenti nella parte superiore siano andati perduti durante il conflitto, per poi essere ripristinati
Note
modifica- ^ Per Ettore Casadei, Forlì e dintorni, Forlì 1928, pag 470, venne demolita nel 1613. Anche secondo il Carnaccini la data del 1623 è in realtà improbabile perché nel 1617 il cardinale Rivarola fu sostituito da Cesare Bartolelli che divenne delegato di Romagna
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