Sól
Sól era, nella mitologia norrena, la dea del Sole, figlia di Mundilfœri e moglie di Glenr.
Ogni giorno, Sól guida attraverso il cielo il suo carro, tirato da due cavalli, Árvakr e Alsviðr.
Così se ne parla nel Gylfaginning, la prima parte dell'Edda in prosa basso-medievale di Snorri Sturluson (circa 1220 d.C.), nel canto 11:
«En goðin reiddust þessu ofdrambi ok tóku þau systkin ok settu upp á himin, létu Sól keyra þá hesta, er drógu kerru sólarinnar, þeirar er goðin höfðu skapat til at lýsa heimana af þeiri síu, er flaug ór Múspellsheimi. Þeir hestar heita svá, Árvakr ok Alsviðr, en undir bógum hestanna settu goðin tvá vindbelgi at kæla þá, en í sumum fræðum er þat kallat ísarnkol.»
«Ma gli dèi si adirarono per quell'insolenza, presero due fratelli e li misero in cielo, e costrinsero Sól a guidare i cavalli del carro di quel sole che essi avevano creato, perché illuminasse i mondi, da una favilla ch'era sprizzata da Múspellsheimr. Questi cavalli si chiamavano Árvakr e Alsviðr, e al di sotto delle loro spalle gli dèi misero due mantici che procurassero loro refigerio: in certe tradizioni ciò è detto "ísarnkol".»
Poco prima del Ragnarǫk e dopo il Fimbulvetr, Sól sarà raggiunta da Skǫll, un lupo, che la divorerà. Con questo mito i popoli nordici giustificavano le eclissi solari: infatti si credeva che accadessero quando il lupo era molto vicino a catturarla. Dopo la fine del mondo, Sól sarà sostituita dalla figlia.
Sól era chiamata anche Sunna e Sunne, e inoltre Frau Sunne (Signora del Sole); da questi nomi deriva la parola sun in inglese, e la parola die Sonne in tedesco, che significano "sole" (in lingua tedesca il termine ha mantenuto il genere femminile). Un suo epiteto era Álfröðull ("gloria degli elfi")
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