Sforza Ruspoli
"Lillio" Sforza Marescotti Ruspoli (Roma, 23 gennaio 1927 – Roma, 25 ottobre 2022) è stato un politico, dirigente d'azienda e banchiere italiano, ambasciatore del Sovrano militare ordine di Malta.
Sforza Ruspoli | |
---|---|
Nobile dei principi di Cerveteri | |
Trattamento | Sua Eccellenza |
Nascita | Roma, 23 gennaio 1927 |
Morte | Roma, 25 ottobre 2022 (95 anni) |
Dinastia | Ruspoli |
Padre | Francesco Ruspoli, VIII principe di Cerveteri |
Madre | Claudia Matarazzo |
Consorte | Flavia Domitilla Salviati Pia Giancaro |
Figli | Claudia Giada Giacinta |
Religione | Cattolicesimo |
Biografia
modifica"Lillio" Sforza Marescotti Ruspoli è nato a Roma il 23 gennaio 1927, figlio secondogenito di Francesco Ruspoli, VIII principe di Cerveteri, e di sua moglie, Claudia Matarazzo, figlia dell'importante imprenditore italo-brasiliano Francesco Matarazzo. Suo fratello maggiore era l'attore Dado Ruspoli[1].
Rimasto orfano della madre quando aveva solo otto anni, si trasferì in Brasile col nonno materno Francesco Matarazzo, ove rimase per breve tempo per poi rientrare a Roma dove visse il resto della sua vita. Intrapresi gli studi bancari, entrò nel direttivo della Banca Romana a fianco di Arturo Osio (poi fondatore della Banca Nazionale del Lavoro), legandosi a personaggi come Leo Longanesi, Ernesto Fassio, Carlo Pesenti, Renato Angiolillo, Franco Marinotti, Mino Maccari, Roberto Rossellini e conoscendo personalmente anche don Luigi Sturzo.[2] Nell'immediato dopoguerra entrò a far parte del Movimento Sociale Italiano grazie alla vicinanza col principe Junio Valerio Borghese.
Nel 1956 fondò assieme ad agrari conservatori i Centri d'Azione Agraria, un movimento, formalmente apartitico (ma in realtà di estrema destra[3]), in difesa della "civiltà contadina", su posizioni liberiste in politica economica e antipartitocratiche, lanciato sia come alternativa a Confagricoltura e Coldiretti, sia come strumento per un'azione politica diretta.[4][5][6][7] Il movimento, che comprese anche l'ex presidente della regione Sicilia Silvio Milazzo, fu tra le forze che l'ambasciatore spagnolo in Italia Alfredo Sánchez Bella propose al proprio governo di finanziare.[8][5] Il movimento pose per un certo periodo una seria concorrenza alle organizzazioni collaterali di area democristiana e fu promotore di alcuni disordini nel Meridione contro il nuovo governo di centro-sinistra.[7] In seguito, nel 1971, una protesta di piazza si concluderà con la morte di un manifestante a Foggia.[9] L'unica partecipazione elettorale fu all'interno della lista Concentrazione di Unità Rurale nelle elezioni del 1963, in cui venne candidato lo stesso Milazzo, che ottenne solo lo 0,3% a livello nazionale e nessun eletto.[5][10]
Sforza Ruspoli e i suoi Centri d'Azione si avvicinarono in questo periodo al movimento presidenzialista Unione Democratica per la Nuova Repubblica di Randolfo Pacciardi. Il 5 luglio 1964, durante le fasi calde della crisi del governo Moro I e del cosiddetto Piano Solo, si tenne un comizio dei Centri d'Azione Agraria a Bari che ebbe come oratore Pacciardi, salutato come "un antifascista da sempre" che aveva abbracciato "i militi della Repubblica sociale in nome di un'Italia nuova".[11][12] In tale occasione Sforza Ruspoli dichiarerà: "Porteremo la rivolta in tutte le campagne, centomila rurali e trentamila edili entreranno trionfalmente a Roma",[13] mentre Pacciardi sosterrà la necessità di un governo del presidente e dello scioglimento del Parlamento.[14] In seguito a tale comizio sui muri del distretto militare di Torino e nel quartiere Parioli di Roma compariranno scritte inneggianti ai militari al governo e a Pacciardi, che saranno quindi un ulteriore elemento di tensione durante il momento di crisi.[15] Nel giugno 1965 Sforza Ruspoli fonderà, assieme ad altri esponenti interni ed esterni al Movimento Sociale, tra i quali Pino Rauti e Stefano Delle Chiaie, il Comitato Italiano per l'Occidente.[16]
Nel 1989 Sforza Ruspoli si presentò come capolista candidato per il Movimento Sociale Italiano-Destra Nazionale alle elezioni comunali di Roma del 1989, venendo eletto consigliere con 37.240 voti di preferenza.[1] Nel 1994 si candidò alle elezioni politiche nel collegio uninominale di Massafra con una lista appositamente presentata denominata Il Vento del Sud - Viva Zapata, collegata alla Lega d'Azione Meridionale di Giancarlo Cito. Ottenne 2024 voti, pari al 2,74%, senza essere eletto.[17][18]
Nel 1999 è stato commissario magistrale dell'ACISMOM e successivamente, sino al 2001, ambasciatore del Sovrano Militare Ordine di Malta presso il governo di Malta[19].
Nel 2006 venne proposto dall'allora ministro del tesoro Giulio Tremonti come vicepresidente della Banca del Sud, per i suoi numerosi interventi politici a favore della questione meridionale.[1]
Nel 2010 fu nominato membro dell'Accademia Pontificia di Belle Arti e Lettere. Ricoprì inoltre la carica di delegato per Roma ed il Lazio dell'Ordine Costantiniano di San Giorgio.
Nel 2013 sostenne il cosiddetto Movimento dei Forconi.[20] Nel 2017 fu candidato sindaco con la lista civica "Nessun dorma" nel comune di Cerveteri (sostenuto dal Fronte Nazionale), ottenendo l'1,29% e nessun seggio.[21]
Muore a Roma il 25 ottobre 2022 a 95 anni.[22] I funerali si sono tenuti nella Basilica di San Lorenzo in Lucina a Roma.[23]
Matrimonio e figli
modificaSforza sposò in prime nozze a Migliarino Pisano il 30 novembre 1946 la duchessa Flavia Domitilla Borghese-Salviati (Roma, 28 aprile 1925 – Migliarino Pisano, 6 aprile 2007), figlia di Averardo Salviati, IV duca Salviati, dalla quale divorziò nel 1983 dopo aver avuto due figlie:
- Claudia (San Paolo, 1947)
- Giada (1949), sposata con Luiz Misasi, da cui Marco e Paolo Ruspoli Misasi.
Si risposò a Vignanello il 15 ottobre 1983 con l'attrice Pia Giancaro (Palermo, 12 marzo 1951), dalla quale ebbe una terza figlia:
- Giacinta Ortensia Rosa Maria (1988), sposata (settembre 2022) con Alessio Rossi.
Onorificenze
modificaOpere
modifica- Vite da leoni. La fortuna di averli conosciuti, Pagine, 2017, ISBN 8875575290.
Note
modifica- ^ a b c Biografia di Sforza Ruspoli. URL consultato il 5 febbraio 2018 (archiviato dall'url originale il 6 febbraio 2018).
- ^ cinquantamila.
- ^ Chiara Dogliotti, L'eversione nera negli anni settanta (PDF), in Asti contemporanea, n. 10, Istituto per la Storia della Resistenza e la Società Contemporanea in provincia di Asti, 2004, p. 31.
- ^ Luigi Masella, Antifascismo e anticomunismo nel Mezzogiorno repubblicano (PDF), in Italia contemporanea, n. 228, Istituto nazionale Ferruccio Parri, settembre 2002, pp. 498-499.
- ^ a b c Pierluigi Basile, Per l´Autonomia, contro la partitocrazia. L´autonomismo sicilianista di Silvio Milazzo (PDF), in Diacronie: Studi di Storia Contemporanea, vol. 2, n. 3, 2010, p. 14.
- ^ Stefano Lepre, Gli archivi del territorio di Roma e del Lazio, collana Pubblicazioni degli Archivi di Stato, Ministero per i Beni e le Attività culturali - Direzione Generale per gli Archivi, 2009, p. 140, ISBN 9788871253091.
- ^ a b Emanuele Bernardi, La Coldiretti e la storia d'Italia: Rappresentanza e partecipazione dal dopoguerra agli anni ottanta, Donzelli Editore, 2020, ISBN 9788855221412.
- ^ (ES) Javier Muñoz Soro e Emanuele Treglia, La política de la fuerza o la fuerza de la solidaridad: franquismo y antifranquismo en la Italia de los sesenta (PDF), in Historia del presente, vol. 21, n. 1, 2013, p. 84.
- ^ Giuseppe De Lutiis, Cronologia metodologica, in Carlo Schaerf, Giuseppe De Lutiis, Alessandro Silj, Francesco Carlucci e Emilio Bellucci (a cura di), Venti anni di violenza politica in Italia 1969-1988, International School on Disarmament and Research on Conflicts, 1992, p. 210, ISBN 978-8887242584.
- ^ Elezioni politiche del 1963, su elezionistorico.interno.gov.it.
- ^ Il "tintinnio di sciabole" (PDF), in Critica Sociale, agosto 2013, p. 5. URL consultato il 16 ottobre 2022 (archiviato dall'url originale il 16 ottobre 2022).
- ^ Gianni Flamini, L'Italia dei colpi di Stato, Newton Compton Editori, Roma, 2007, p. 76-77
- ^ Lino Jannuzzi, Complotto al Quirinale, in L'Espresso, 14 maggio 1967.
- ^ Mimmo Franzinelli, Il "piano Solo", Mondadori, 2014, ISBN 9788852051388.
- ^ (FR) Alessandro Giacone, Le « Plan Solo » : anatomie d'un « coup d'État », in Parlement[s], Revue d'histoire politique, vol. 12, n. 2, 2009, p. 77, DOI:10.3917/parl.012.0067.
- ^ Aldo Giannuli, La strategia della tensione : servizi segreti, partiti, golpe falliti, terrore fascista, politica internazionale : un bilancio complessivo, Milano, Ponte alle Grazie, 2018, p. 185, ISBN 978-88-6833-765-0.
- ^ Sebastiano Messina, Il principe nero si veste da Zapata, in La Repubblica, 2 marzo 1994.
- ^ Elezioni politiche del 1994 - Collegio di Massafra, su elezionistorico.interno.gov.it.
- ^ AdnKronos
- ^ Forconi, in piazza a Roma arrivano i "nobili": dalla Principessa di Bisanzio al Conte Grappa, in Huffington Post, 23 dicembre 2013.
- ^ Elezioni comunali a Cerveteri - 11 giugno 2017, su elezionistorico.interno.gov.it.
- ^ Edoardo Sassi, Lillio Sforza Ruspoli, una vita tra la destra e la Dolce Vita. Addio all’ultimo principe dell’aristocrazia romana, su roma.corriere.it, 25 ottobre 2022.
- ^ Roma, i funerali del principe Sforza Marescotto Ruspoli a San Lorenzo in Lucina, su Il Messaggero, 28 ottobre 2022.
- ^ vedi qui
- ^ vedi qui
Voci correlate
modificaAltri progetti
modifica- Wikiquote contiene citazioni di o su Sforza Ruspoli
Collegamenti esterni
modifica- Sforza Ruspoli su www.geneall.net, su geneall.net.
- Videointervista al principe Sforza Ruspoli
- Sforza Marescotto «Lillìo» Ruspoli, su cinquantamila.it, 22 gennaio 2019. URL consultato il 18 ottobre 2022.
- Registrazioni di Sforza Ruspoli, su RadioRadicale.it, Radio Radicale.
Controllo di autorità | SBN TO0V612531 |
---|