Sindrome epatorenale

condizione medica, pericolosa per la vita, che consiste in un rapido deterioramento della funzionalità renale in soggetti con cirrosi epatica o insufficienza epatica fulminante
(Reindirizzamento da Sindrome di Frerichs-Heyd-Flint)

La sindrome epatorenale è una condizione medica, pericolosa per la vita, che consiste in un rapido deterioramento della funzionalità renale in soggetti con cirrosi epatica o insufficienza epatica fulminante. La sindrome epatorenale è solitamente fatale, a meno che non venga eseguito un trapianto di fegato. Tuttavia alcuni trattamenti, come la dialisi, possono aumentare la sopravvivenza dei pazienti.[1]

Sindrome epatorenale
L'immagine istologica con colorazione tricromica mostra un tipico quadro di cirrosi del fegato, la causa più comune della sindrome epatorenale
Specialitàgastroenterologia, infettivologia, epatologia e medicina d'emergenza-urgenza
Classificazione e risorse esterne (EN)
MeSHD006530
MedlinePlus000489

La sindrome può colpire individui con cirrosi (indipendentemente dalla causa), grave epatopatia alcolica o insufficienza epatica fulminante e di solito si verifica quando la funzione epatica si deteriora rapidamente a causa di una lesione acuta, un'intossicazione, un'infezione, un sanguinamento nel tratto gastrointestinale o in seguito all'abuso di farmaci diuretici. La condizione è una complicanza relativamente comune della cirrosi e si verifica nel 18% dei pazienti cirrotici entro un anno dalla diagnosi e nel 39% dei pazienti cirrotici entro cinque anni dalla diagnosi.[2]

Si ritiene che il deterioramento della funzionalità epatica provochi delle alterazioni nella circolazione splancnica, ossia nell'apporto di sangue agli organi addominali, alterando anche il flusso e il tono dei vasi sanguigni nei reni. L'insufficienza renale è una conseguenza di questi cambiamenti, anche se i reni si presentano privi di danni strutturali sia a livello macroscopico sia microscopico: infatti, i reni riprendono a funzionare normalmente dopo un trapianto di fegato. La diagnosi di sindrome epatorenale si basa sugli esami di laboratorio.[2]

Sono state descritte due forme di sindrome epatorenale: il "tipo 1" comporta un calo rapidamente progressivo della funzionalità renale, mentre il "tipo 2" è associato ad ascite (accumulo di liquido nell'addome) che non migliora nonostante la somministrazione di farmaci diuretici standard. Il rischio di morte nella sindrome epatorenale è molto alto: la mortalità degli individui che presentano il "tipo 1" è superiore al 50% nel breve periodo.[2]

L'unica opzione di trattamento a lungo termine è il trapianto di fegato. In attesa del trapianto, le persone con la sindrome spesso ricevono altri trattamenti che consentono di migliorare le anomalie dei vasi sanguigni, tra cui una terapia di supporto farmacologica o l'inserimento di uno shunt portosistemico intraepatico transgiugulare (TIPS), che consiste in un piccolo shunt in grado di ridurre la pressione sanguigna a livello del circolo portale. Alcuni pazienti possono richiedere l'emodialisi per sostenere la funzione renale, o una tecnica più recente chiamata dialisi epatica che permette di eliminare dal sangue le sostanze tossiche generalmente trattate dal fegato.[3]

Classificazione

modifica
 
Lo sviluppo di ascite (come si vede in questa ecografia addominale) refrattaria alla somministrazione di farmaci diuretici, nei pazienti cirrotici, è associata alla sindrome epatorenale di "tipo 2"

La sindrome epatorenale è una causa particolare di insufficienza renale che colpisce gli individui con cirrosi epatica o, più raramente, con insufficienza epatica fulminante.[4][5] La condizione comporta la costrizione dei vasi sanguigni renali e la dilatazione dei vasi nella circolazione splancnica che perfonde l'intestino.[6] La classificazione della sindrome epatorenale individua due categorie di insufficienza renale, il "tipo 1" e il "tipo 2"; entrambe si verificano in soggetti che presentano o cirrosi o insufficienza epatica fulminante. In entrambe le categorie, il deterioramento della funzionalità renale è quantificato dall'aumento dei livelli di creatinina nel sangue o tramite l'osservazione di una ridotta clearance della creatinina nelle urine.[7]

Sindrome epatorenale di "tipo 1"

modifica

La sindrome epatorenale di "tipo 1" è caratterizzata da insufficienza renale rapidamente progressiva, definita in base al valore della creatinina sierica (raddoppio rispetto ai valori di base fino a valori superiori a 2,5 mg/dL) in un periodo inferiore alle due settimane. La prognosi delle persone che presentano il "tipo 1" è particolarmente infausta, con un tasso di mortalità superiore al 50% dopo un mese.[8] I pazienti presentano generalmente ipotensione e possono richiedere una terapia farmacologica per migliorare la forza di contrazione del muscolo cardiaco (farmaci inotropi) o altri farmaci per mantenere la pressione arteriosa (vasocostrittori).[9]

Sindrome epatorenale di "tipo 2"

modifica

Al contrario, il "tipo 2" presenta un'insorgenza e una progressione più lente. Essa è definita da un aumento del livello sierico di creatinina che diviene superiore ai 133 mmol/L (1,5 mg/dL) o una clearance della creatinina inferiore a 40 mL/min con il sodio urinario inferiore ai 10 µmol/L.[10]

La sopravvivenza mediana è di circa sei mesi, se non viene effettuato un trapianto di fegato. Si ritiene che il "tipo 2" sia associato a ipertensione portale (aumento della pressione nella circolazione della vena porta), che esordisce con lo sviluppo di liquido nell'addome (ascite). Con la progressione del quadro clinico, l'ascite diventa resistente alla terapia diuretica, poiché i reni non sono più in grado di eliminare sufficiente sodio. La maggior parte delle persone con il "tipo 2" presenta ascite diuretico-resistente prima di sviluppare un deterioramento della funzionalità renale.[11]

Le prime segnalazioni di insufficienza renale che si verificavano in soggetti con malattie croniche del fegato, furono riportate, verso la fine del XIX secolo, da Friedrich von Frerichs e Austin Flint.[12] Tuttavia, la sindrome epatorenale fu definita come insufficienza renale acuta che si verificava in seguito a interventi chirurgici sul sistema biliare.[13][14] La sindrome fu ben presto nuovamente associata alla malattia epatica avanzata[15] e, nel 1950, fu clinicamente definita da Sherlock, Hecker, Papper e Vessin come una patologia associata ad anomalie emodinamiche sistemiche e caratterizzata da una mortalità elevata.[12][16] Hecker e Sherlock, in particolare, identificarono che gli individui affetti dalla sindrome presentavano un'escrezione urinaria di sodio molto bassa e una riduzione delle proteine nel sangue.[5]

Murray Epstein fu il primo a caratterizzare la vasodilatazione splancnica e la vasocostrizione renale come le alterazioni emodinamiche principali nei pazienti affetti dalla sindrome.[17] La natura funzionale della compromissione renale nella malattia è stata dimostrata da studi che evidenziano come i reni trapiantati da pazienti con sindrome epatorenale tornano a funzionare nel nuovo ospite.[18] Ciò ha portato a ipotizzare che la sindrome sia il risultato di una condizione sistemica e non una malattia renale. Il primo tentativo sistematico di definire la sindrome epatorenale è stato fatto nel 1994 dall'International Ascites Club, un gruppo di specialisti in epatologia. La storia più recente riguardo alla sindrome ha coinvolto le scoperte dei vari mediatori vasoattivi che causano le variazioni del flusso sanguigno proprie della condizione.[12]

Epidemiologia

modifica

Siccome la maggior parte degli individui con sindrome epatorenale presenta cirrosi, gran parte dei dati epidemiologici viene dalla popolazione cirrotica. La condizione è abbastanza comune: circa il 10% dei soggetti ricoverati in ospedale con ascite hanno la sindrome.[12] Uno studio retrospettivo sui pazienti cirrotici trattati con terlipressina ha suggerito che il 20% di insufficienza renale acuta nei pazienti cirrotici è dovuta alla sindrome epatorenale di "tipo 1" e il 6,6% è dovuta al "tipo 2".[19] Si stima che il 18% degli individui con cirrosi e ascite svilupperà la sindrome entro un anno dalla diagnosi di cirrosi e il 39% di questi individui la svilupperò entro cinque anni.[12][20] Tre fattori di rischio indipendenti per lo sviluppo della sindrome epatorenale nei pazienti cirrotici sono stati identificati: dimensioni del fegato, attività della renina plasmatica e la concentrazione di sodio nel siero.[12][21]

La prognosi di questi pazienti è spesso infausta, con i pazienti non trattati che hanno una sopravvivenza estremamente breve.[12][15][22] La gravità della malattia epatica (come dimostra la scala MELD) ha dimostrato di essere un fattore determinante nell'esito.[23][24] Alcuni pazienti senza cirrosi sviluppano la sindrome epatorenale con un'incidenza di circa il 20%, come si è dimostrato in uno studio sui pazienti affetti da epatite alcolica.[25]

Segni e sintomi

modifica

Entrambi i tipi di sindrome epatorenale condividono tre scenari principali: funzione epatica alterata, alterazioni nella circolazione e insufficienza renale. Poiché questi fenomeni non necessariamente presentano sintomi nei primi stadi della malattia, gli individui con la sindrome epatorenale ricevono una diagnosi della loro condizione sulla base di esami di laboratorio alterati. La maggior parte delle persone che sviluppano la sindrome presentano cirrosi e possono avere segni e sintomi della stessa, i quali possono include ittero, alterazione dello stato mentale, capacità nutritizia diminuita e presenza di ascite.[26] In particolare, ascite resistente all'uso di farmaci diuretici è caratteristica di "tipo 2". L'oliguria, che è una diminuzione del volume di urina, può verificarsi come conseguenza dell'insufficienza renale. Tuttavia, alcuni individui con la sindrome epatorenale continuano a produrre una quantità normale di urina.[27]

Eziologia

modifica

La sindrome epatorenale di solito colpisce gli individui con cirrosi e con una pressione elevata nel sistema della vena porta (condizione chiamata ipertensione portale). Mentre la sindrome può svilupparsi in qualsiasi tipo di cirrosi, è più comune nei soggetti con cirrosi alcolica, in particolare se vi è una concomitante epatite alcolica identificabile grazie a biopsie epatiche.[12] La sindrome può verificarsi anche in individui privi di cirrosi, ma con insufficienza epatica fulminante.[12][27]

Sono stati trovati alcuni fattori che rendono gli individui con cirrosi o insufficienza epatica più vulnerabili allo sviluppo della condizione. Questi includono un'infezione batterica, l'epatite acuta alcolica o il sanguinamento del tratto gastrointestinale superiore. La peritonite batterica spontanea, che è l'infezione del liquido ascitico, è un fattore comune negli individui cirrotici che sviluppano la sindrome. La sindrome a volte può essere innescata da trattamenti per le complicanze della malattia epatica: fattori causali iatrogeni della condizione includono l'uso aggressivo di farmaci diuretici o la rimozione di grandi volumi di liquido ascitico attraverso la paracentesi dalla cavità addominale senza l'adeguata compensazione di fluidi per via endovenosa.[12]

Diagnosi

modifica

Vi possono essere molte cause di insufficienza renale in soggetti che presentano cirrosi o insufficienza epatica fulminante. Di conseguenza, risulta difficile distinguere la sindrome epatorenale da altre patologie che causano insufficienza renale in pazienti con malattia epatica avanzata. Come risultato, sono stati indicati diversi criteri per aiutare la diagnosi.[27]

I criteri principali includono: malattia epatica con ipertensione portale, insufficienza renale, assenza di shock, presenza di infezioni, un recente trattamento con farmaci che influenzano la funzionalità renale e le perdite di fluido, assenza di un prolungato miglioramento della funzionalità renale nonostante la somministrazione di 1,5 litri di soluzione fisiologica per via endovenosa, assenza di proteinuria e l'assenza di malattia renale o ostruzione del flusso renale, come si può osservare mediante ecografia.[27]

I criteri minori sono i seguenti: una diminuita escrezione urinaria (meno di 500 mL al giorno), bassa concentrazione di sodio nelle urine, un'osmolalità dell'urina maggiore di quella nel sangue, assenza di globuli rossi nelle urine e una concentrazione sierica di sodio inferiore a 130 mmol/L.[27]

Molte altre malattie del rene sono associate a malattia epatica e devono essere escluse prima di formulare una diagnosi di sindrome epatorenale. Gli individui con pre-insufficienza renale non presentano danni ai reni ma, allo stesso modo degli affetti dalla sindrome, presentano disfunzione renale a causa della riduzione del flusso ematico ai reni. Inoltre, analogamente alla sindrome epatorenale, la condizione di pre-insufficienza provoca la formazione di urina che ha una concentrazione molto bassa di sodio. Tuttavia, in contrasto con la sindrome, la pre-insufficienza renale risponde al trattamento con fluidi per via endovenosa, con conseguente riduzione della creatinina sierica e aumentata escrezione di sodio.[27] La necrosi tubulare acuta (ATN) comporta danni ai tubuli renali e può essere una complicazione nei soggetti con cirrosi, a causa della somministrazione di farmaci potenzialmente dannosi per lo sviluppo di un'ipotensione arteriosa. A causa dei danni ai tubuli, i reni colpiti da necrosi tubulare acuta solitamente non sono in grado di riassorbire gran parte del sodio. Come risultato, l'ATN può essere distinta dalla sindrome epatorenale sulla base di esami di laboratorio: gli individui affetti da ATN avranno livelli di sodio urinario molto superiori a quelli con la sindrome epatorenale. Tuttavia, questo non è sempre vero nel caso dei pazienti cirrotici.[9]

Alcune infezioni virali epatiche, compresa l'epatite B e l'epatite C possono anche portare all'infiammazione del glomerulo renale.[28][29] Altre cause di insufficienza renale in soggetti con malattia epatica sono: tossicità da farmaci (in particolare la gentamicina) o nefropatia da contrasto, causata dalla somministrazione endovenosa di mezzo di contrasto utilizzato per indagini di imaging biomedico.[27]

Fisiopatologia

modifica
 
Lo schema dimostra la teoria dell'"underfill" per spiegare la fisiopatologia sia dell'ascite sia della sindrome epatorenale

Si ritiene che l'insufficienza renale nella sindrome epatorenale derivi da alterazioni del tono dei vasi sanguigni nei reni.[26] La teoria predominante (la cosiddetta teoria dell"underfill'") è che i vasi sanguigni, nella circolazione renale, vengano costretti a causa della dilatazione dei vasi sanguigni della circolazione splancnica (che perfonde l'intestino). Ciò è dovuto ai fattori rilasciati dalla malattia epatica.[22][30] L'ossido nitrico[31], le prostaglandine,[26][32] e altre sostanze vasoattive[26] sono state ipotizzate come possibili fattori responsabili della vasodilatazione dei vasi splancnici nei casi di cirrosi.[26] La conseguenza di questo fenomeno è una diminuzione nel volume "efficace" di sangue rilevata dall'apparato juxtaglomerulare, che porta alla secrezione di renina e all'attivazione del sistema renina-angiotensina, le quali determinano la vasocostrizione dei vasi sistemici e, nello specifico, di quelli renali.[26] Tuttavia, questo effetto non è sufficiente a contrastare la vasodilatazione nella circolazione splancnica, portando a persistente "underfilling" della circolazione renale e peggioramento della situazione, con conseguente insufficienza renale.[30]

Studi effettuati a riguardo di questa teoria, hanno dimostrato che vi è, nella sindrome epatorenale, una generale diminuzione della resistenza vascolare sistemica, ma che le misurazioni femorali e renali della frazione della gittata cardiaca appaiono rispettivamente aumentate e diminuite, suggerendo che la vasodilatazione splancnica è implicata nell'insufficienza renale.[33]

 
Il diagramma mostra la correlazione ipotizzata tra le caratteristiche cliniche e fisiopatologiche dell'ascite e della sindrome epatorenale

Sono state ipotizzate molte sostanze chimiche vasoattive che possono essere coinvolte nella mediazione dei cambiamenti emodinamici sistemici, incluso il peptide natriuretico atriale[34], la prostaciclina, il trombossano A2[35] e l'endotossina.[8] In aggiunta a questo, è stato osservato che la somministrazione di farmaci per contrastare la vasodilatazione splancnica (come l'ornipressina[34], la terlipressina[19][36] e l'octreotide[37]) porta a un miglioramento del tasso di filtrazione glomerulare (che è una misura quantitativa della funzionalità renale), nei pazienti con sindrome epatorenale, fornendo ulteriori prove che la vasodilatazione splancnica è un elemento chiave della sua patogenesi.

La teoria "underfill" implica l'attivazione del sistema renina-angiotensina-aldosterone, che porta a un aumento dell'assorbimento di sodio dal tubulo renale (definita come "avida ritenzione di sodio") mediata dall'aldosterone, che agisce sui recettori mineralcorticoidi nel tubulo contorto distale.[11][30] Si ritiene che ciò possa essere un ulteriore passaggio fondamentale nella patogenesi dell'ascite nei pazienti cirrotici.[11]

Prevenzione

modifica
 
Immagine endoscopica dell'esofago che mostra prominenti varici esofagee: il sanguinamento di tali varici può essere un fattore aggravante della sindrome epatorenale in soggetti cirrotici e può essere prevenuto con la diagnosi precoce e il trattamento

Il rischio di morte nella sindrome epatorenale è molto alto, di conseguenza, vi è una notevole enfasi sull'identificazione dei pazienti potenzialmente a rischio di sviluppare la sindrome e nella sua prevenzione. Poiché l'infezione (in particolare la peritonite batterica spontanea) e l'emorragia gastrointestinale sono entrambe complicazioni frequenti in soggetti con cirrosi e sono inoltre fattori causali comuni per la sindrome, il trattamento prevede l'identificazione specifica precoce e la gestione dei pazienti cirrotici con queste complicazioni a scopo preventivo.[9] Grazie ad alcune strategie terapeutiche l'ascite può essere prevenuta. L'uso aggressivo di farmaci diuretici dovrebbe essere comunque evitato. Inoltre, molti farmaci che vengono utilizzati sia per curare le complicanze della cirrosi (come alcuni antibiotici) sia per altre patologie, possono causare una compromissione della funzionalità renale sufficiente a comportare sindrome epatorenale nei pazienti cirrotici.[8][9] Inoltre, un elevato volume di drenaggio ottenuto con paracentesi, che consiste nella rimozione del liquido ascitico dall'addome usando un ago o un catetere per alleviare i sintomi, può provocare alterazioni dell'emodinamica sufficiente a far sviluppare la sindrome e, perciò, questo deve essere evitato negli individui a rischio. L'infusione concomitante di albumina può evitare la disfunzione circolatoria che si verifica dopo la paracentesi e può così prevenire la sindrome epatorenale.[38] Al contrario, in soggetti con ascite tesa, è stato ipotizzato che la rimozione di liquido possa migliorare la funzionalità renale diminuendo la pressione sulle vene renali.[39]

Gli individui affetti da ascite che presentano infezione spontanea (definita come peritonite batterica spontanea o PBS) presentano un rischio particolarmente elevato per lo sviluppo della sindrome.[26] Nei soggetti con PBS, uno studio randomizzato controllato ha rilevato che la somministrazione di albumina per via endovenosa durante il primo e il terzo giorno di ricovero in ospedale, aveva ridotto sia il tasso di insufficienza renale sia il tasso di mortalità.[40]

Trattamento

modifica

Il trapianto di fegato

modifica
  Lo stesso argomento in dettaglio: Trapianto di fegato.

Il trattamento definitivo per la sindrome epatorenale è il trapianto ortotopico di fegato, tutte le altre terapie possono essere utilizzate come propedeutiche al trapianto.[5][15] Anche se il trapianto di fegato è di gran lunga la migliore opzione disponibile, la mortalità è stata dimostrata essere più elevata del 25% entro il primo mese dopo il trapianto.[23] Gli individui affetti dalla sindrome che evidenziavano una disfunzione epatica maggiore (quantificata come un punteggio MELD superiore a 36)[41] sono stati trovati identificati come al massimo rischio di mortalità precoce dopo il trapianto di fegato.[23] Un ulteriore deterioramento della funzione renale, anche dopo il trapianto, è stato dimostrato in diversi studi, tuttavia ciò appare transitorio e si ritiene che possa essere causato dell'assunzione di farmaci tossici per i reni, in particolare gli immunosoppressori, come la ciclosporina e il tacrolimus, che sono noti per peggiorare la funzionalità renale.[26] Sul lungo termine, la funzionalità renale, negli individui con sindrome epatorenale che hanno ricevuto un trapianto, tende a recuperare in quasi ogni caso e gli studi dimostrano che i tassi di sopravvivenza a tre anni sono simili a chi ha ricevuto un trapianto di fegato per motivi diversi.[5][26]

In attesa di trapianto di fegato, altre strategie possono essere messe in atto per preservare la funzionalità renale: queste includono l'uso di infusioni endovenose di albumina, la somministrazione di farmaci (in particolar modo analoghi della vasopressina, che produce una vasocostrizione splancnica), procedure di radiologia interventistica per diminuire la pressione nella vena porta, dialisi e dialisi epatica.[26][42]

Terapia medica

modifica

Molti studi mostrano importanti miglioramenti della funzionalità renale, in pazienti con sindrome epatorenale, grazie all'espansione del volume plasmatico per mezzo di albumina[42] per via endovenosa.[26][43][44] La quantità di albumina somministrata è di 1 grammo per chilogrammo di peso corporeo al primo giorno, seguita da 20 a 40 grammi nei giorni successivi.[45] In particolare, gli studi hanno dimostrato che il trattamento con sola albumina, è inferiore al trattamento con altri farmaci in combinazione con la stessa. La maggior parte degli studi di valutazione pre-trapianto comportano terapie con l'uso di albumina in combinazione con altri trattamenti medici o procedurali.[26][46]

La midodrina è un farmaco alfa-agonista e l'octreotide è un peptide analogo della somatostatina, un ormone coinvolto nella regolazione del tono dei vasi sanguigni nel tratto gastrointestinale. I farmaci sono, rispettivamente, vasocostrittori sistemici e inibitori della vasodilatazione splancnica e non hanno mostrato utilità se usati singolarmente nel trattamento della sindrome epatorenale.[5][26][47] Tuttavia, uno studio condotto su 13 pazienti affetti dalla sindrome, ha mostrato un miglioramento significativo della funzionalità renale quando i due sono stati usati insieme (con la midodrina somministrata per via orale e l'octreotide per via sottocutanea ed entrambi dosati a seconda della pressione del sangue), con tre pazienti sopravvissuti alla condizione.[48] Un altro studio, non randomizzato, osservazionale sui pazienti con sindrome epatorenale trattati con octreotide per via sottocutanea e midodrina orale, ha dimostrato che non vi è stato un aumento della sopravvivenza a 30 giorni.[13][49]

L'ornipressina, un vasocostrittore, è stata trovata, in alcuni studi, essere utile nel miglioramento della funzionalità renale nei pazienti con sindrome epatorenale,[13][43][50] ma il suo utilizzo è limitato in quanto può causare gravi ischemie in importanti organi.[13][43] La terlipressina è un analogo della vasopressina, che si è dimostrata utile per migliorare la funzionalità renale nei pazienti con sindrome epatorenale comportando una minore incidenza di ischemia.[13][44] Una critica fatta a tutte queste terapie farmacologiche è che è stata utilizzata la funzionalità renale, invece della mortalità, come misura dell'esito.[51]

Altri agenti studiati per il trattamento della sindrome epatorenale includono: pentossifillina,[52] acetilcisteina[53] e misoprostol.[13][54] La prova di tutte queste terapie è basata o su una serie di casi o, nel caso della pentossifillina, dai dati estrapolati da un sottogruppo di pazienti trattati per epatite alcolica.[5]

Trattamenti interventistici

modifica
 
Procedura di shunt portosistemico intraepatico transgiugulare. Tale metodica ha dimostrato di migliorare la funzionalità renale nei pazienti con sindrome epatorenale, se la pressione portale diminuisce a seguito della procedura.

Lo shunt portosistemico intraepatico transgiugulare (in inglese: Transjugular intrahepatic portosystemic shunt, TIPS) comporta la decompressione delle elevate pressioni presenti nella circolazione portale, inserendo un piccolo stent tra la vena porta e la vena epatica. Questo viene fatto attraverso cateteri, guidati radiologicamente, che vengono passati nella vena epatica o attraverso la vena giugulare interna o la vena femorale comune. Teoricamente, una diminuzione della pressione portale è ritenuta in grado di invertire i fenomeni emodinamici che alla fine portano allo sviluppo della sindrome epatorenale. La procedura ha dimostrato di migliorare la funzionalità renale nei pazienti con sindrome epatorenale.[11][55][56] Le complicazioni della TIPS per il trattamento della sindrome includono il peggioramento dell'encefalopatia epatica (in quanto la procedura prevede la creazione forzata di uno shunt porto-sistemico, aggirando, di fatto, la capacità del fegato di elaborare le tossine), l'impossibilità di raggiungere una riduzione adeguata della pressione portale e un possibile sanguinamento.[11][55]

La dialisi epatica[57] comporta una dialisi extracorporea allo scopo di rimuovere le tossine dalla circolazione, solitamente attraverso l'aggiunta di un secondo circuito di dialisi contenente una membrana costituita da albumina. Questa tecnica ha già dato buoni risultati, ma è ancora in via di sviluppo.[11][55]

La terapia di sostituzione renale (emodialisi) può essere richiesta per trattare individui con sindrome epatorenale in attesa di trapianto di fegato, anche se la condizione del paziente può decidere le modalità da utilizzare.[58] L'uso della dialisi, tuttavia, non porta a recupero o alla conservazione della funzionalità renale nei pazienti con sindrome epatorenale ed è, essenzialmente, utilizzata solo per evitare le complicazioni dovute a insufficienza renale fino a quando il trapianto può avvenire. In pazienti sottoposti a emodialisi, vi si potrebbe anche riscontrare un aumento del rischio di mortalità dovuta a ipotensione, sebbene studi adeguati debbano ancora essere eseguiti. Come risultato, il ruolo della terapia di sostituzione renale nei pazienti con la sindrome rimane ancora poco chiara.[26]

  1. ^ B.T. Demirbas et al., Successful treatment of severe hepatorenal syndrome with living donor liver transplantation., in Hepatogastroenterology, vol. 59, n. 119, ottobre 2012, pp. 2305-6, DOI:10.5754/hge10791, PMID 23435146.
  2. ^ a b c Mancini, p. 564.
  3. ^ Mancini, p. 571.
  4. ^ Mancini, pp. 564-566.
  5. ^ a b c d e f C.K. Ng et al., Hepatorenal syndrome., in Clin Biochem Rev, vol. 28, n. 1, febbraio 2007, pp. 11-7, PMID 17603637.
  6. ^ P. Ginès e V. Arroyo, Hepatorenal syndrome., in J Am Soc Nephrol, vol. 10, n. 8, agosto 1999, pp. 1833-9, PMID 10446954.
  7. ^ V. Arroyo et al., Definition and diagnostic criteria of refractory ascites and hepatorenal syndrome in cirrhosis. International Ascites Club., in Hepatology, vol. 23, n. 1, gennaio 1996, pp. 164-76, DOI:10.1002/hep.510230122, PMID 8550036.
  8. ^ a b c V. Arroyo, M. Guevara e P. Ginès, Hepatorenal syndrome in cirrhosis: pathogenesis and treatment., in Gastroenterology, vol. 122, n. 6, maggio 2002, pp. 1658-76, PMID 12016430.
  9. ^ a b c d S. Mukherjee, Hepatorenal syndrome., in emedicine.com. URL consultato il 2 agosto 2009.
  10. ^ P. Ginés et al., Comparison of paracentesis and diuretics in the treatment of cirrhotics with tense ascites. Results of a randomized study., in Gastroenterology, vol. 93, n. 2, agosto 1987, pp. 234-41, PMID 3297907.
  11. ^ a b c d e f L. Blendis e F. Wong, The natural history and management of hepatorenal disorders: from pre-ascites to hepatorenal syndrome, in Clin Med, vol. 3, n. 2, 2003, pp. 154–9, PMID 12737373. URL consultato il 1º dicembre 2012 (archiviato dall'url originale il 16 marzo 2020).
  12. ^ a b c d e f g h i j A. Ginès et al., Incidence, predictive factors, and prognosis of the hepatorenal syndrome in cirrhosis with ascites, in Gastroenterology, vol. 105, n. 1, 1993, pp. 229–36, PMID 8514039.
  13. ^ a b c d e f Ng et al., Hepatorenal syndrome, in Clin Biochem Rev, vol. 28, n. 1, febbraio 2007, pp. 11–7, PMC 1904420, PMID 17603637.
  14. ^ F.C. Helwig e C.B. Schutz, A liver kidney syndrome. Clinical pathological and experimental studies, in Surg Gynecol Obstet, vol. 55, 1932, pp. 570–80.
  15. ^ a b c F. Wong e L. Blendis, New challenge of hepatorenal syndrome: prevention and treatment, in Hepatology, vol. 34, n. 6, 2001, pp. 1242–51, DOI:10.1053/jhep.2001.29200, PMID 11732014.
  16. ^ R. Hecker e S. Sherlock, Electrolyte and circulatory changes in terminal liver failure, in Lancet, vol. 271, n. 6953, dicembre 1956, pp. 1121–5, PMID 13377688.
  17. ^ H.M. Wadei et al., Hepatorenal syndrome: pathophysiology and management., in Clin J Am Soc Nephrol, vol. 1, n. 5, settembre 2006, pp. 1066-79, DOI:10.2215/CJN.01340406, PMID 17699328.
  18. ^ M.H. Koppel et al., Transplantation of cadaveric kidneys from patients with hepatorenal syndrome. Evidence for the functional nature of renal failure in advanced liver disease, in N. Engl. J. Med., vol. 280, n. 25, 1969, pp. 1367–71, DOI:10.1056/NEJM196906192802501, PMID 4890476.
  19. ^ a b R. Moreau et al., Terlipressin in patients with cirrhosis and type 1 hepatorenal syndrome: a retrospective multicenter study, in Gastroenterology, vol. 122, n. 4, aprile 2002, pp. 923–30, DOI:10.1053/gast.2002.32364, PMID 11910344.
  20. ^ Mancini, pp. 564-565.
  21. ^ Mancini, pp. 566-567.
  22. ^ a b V. Arroyo, M. Guevara e P. Ginès, Hepatorenal syndrome in cirrhosis: pathogenesis and treatment, in Gastroenterology, vol. 122, n. 6, 2002, pp. 1658–76, DOI:10.1053/gast.2002.33575, PMID 12016430.
  23. ^ a b c X. Xu et al., Outcome of patients with hepatorenal syndrome type 1 after liver transplantation: Hangzhou experience, in Transplantation, vol. 87, n. 10, maggio 2009, pp. 1514–9, DOI:10.1097/TP.0b013e3181a4430b, PMID 19461488.
  24. ^ C. Alessandria et al., MELD score and clinical type predict prognosis in hepatorenal syndrome: relevance to liver transplantation, in Hepatology, vol. 41, n. 6, 2005, pp. 1282–9, DOI:10.1002/hep.20687, PMID 15834937.
  25. ^ E. Akriviadis et al., Pentoxifylline improves short-term survival in severe acute alcoholic hepatitis: a double-blind, placebo-controlled trial., in Gastroenterology, vol. 119, n. 6, dicembre 2000, pp. 1637-48, PMID 11113085.
  26. ^ a b c d e f g h i j k l m n P. Ginès e V. Arroyo, Hepatorenal syndrome, in J. Am. Soc. Nephrol., vol. 10, n. 8, 1999, pp. 1833–9, PMID 10446954. URL consultato il 17 luglio 2009.
  27. ^ a b c d e f g V. Arroyo et al., Definition and diagnostic criteria of refractory ascites and hepatorenal syndrome in cirrhosis. International Ascites Club, in Hepatology, vol. 23, n. 1, 1996, pp. 164–76, DOI:10.1002/hep.510230122, PMID 8550036.
  28. ^ S.H. Han, Extrahepatic manifestations of chronic hepatitis B, in Clin Liver Dis, vol. 8, n. 2, 2004, pp. 403–18, DOI:10.1016/j.cld.2004.02.003, PMID 15481347.
  29. ^ M. Philipneri e B. Bastani, Kidney disease in patients with chronic hepatitis C, in Curr Gastroenterol Rep, vol. 3, n. 1, febbraio 2001, pp. 79–83, DOI:10.1007/s11894-001-0045-0, PMID 11177699.
  30. ^ a b c R.W. Schrier et al., Peripheral arterial vasodilation hypothesis: a proposal for the initiation of renal sodium and water retention in cirrhosis, in Hepatology, vol. 8, n. 5, 1988, pp. 1151–7, DOI:10.1002/hep.1840080532, PMID 2971015.
  31. ^ P.Y. Martin et al., Nitric oxide as a mediator of hemodynamic abnormalities and sodium and water retention in cirrhosis, in N. Engl. J. Med., vol. 339, n. 8, agosto 1998, pp. 533–41, DOI:10.1056/NEJM199808203390807, PMID 9709047.
  32. ^ M. Epstein, Hepatorenal syndrome: emerging perspectives of pathophysiology and therapy, in J. Am. Soc. Nephrol., vol. 4, n. 10, aprile 1994, pp. 1735–53, PMID 8068872.
  33. ^ J. Fernandez-Seara et al., Systemic and regional hemodynamics in patients with liver cirrhosis and ascites with and without functional renal failure, in Gastroenterology, vol. 97, n. 5, 1989, pp. 1304–12, PMID 2676683.
  34. ^ a b K. Lenz et al., Ornipressin in the treatment of functional renal failure in decompensated liver cirrhosis. Effects on renal hemodynamics and atrial natriuretic factor, in Gastroenterology, vol. 101, n. 4, 1991, pp. 1060–7, PMID 1832407.
  35. ^ K. Moore et al., Systemic and renal production of thromboxane A2 and prostacyclin in decompensated liver disease and hepatorenal syndrome, in Gastroenterology, vol. 100, n. 4, 1991, pp. 1069–77, PMID 2001805.
  36. ^ Mancini, p. 568.
  37. ^ F. Kaffy et al., Octreotide in the treatment of the hepatorenal syndrome in cirrhotic patients, in J. Hepatol., vol. 30, n. 1, gennaio 1999, p. 174, DOI:10.1016/S0168-8278(99)80025-7, PMID 9927168.
  38. ^ P.G. Velamati e H.F Herlong, Treatment of refractory ascites, in Curr Treat Options Gastroenterol, vol. 9, n. 6, 2006, pp. 530–7, DOI:10.1007/s11938-006-0009-4, PMID 17081486.
  39. ^ Sheila Sherlock e J. Dooley, Chapter 9, in Diseases of the liver and biliary system, edition 11, Wiley-Blackwell, 2002, ISBN 978-0-632-05582-1.
  40. ^ P. Sort et al., Effect of intravenous albumin on renal impairment and mortality in patients with cirrhosis and spontaneous bacterial peritonitis, in N. Engl. J. Med., vol. 341, n. 6, 1999, pp. 403–9, DOI:10.1056/NEJM199908053410603, PMID 10432325. URL consultato il 1º dicembre 2012 (archiviato dall'url originale il 5 gennaio 2010).
  41. ^ Mancini, pp. 574-576.
  42. ^ a b Mancini, p. 575.
  43. ^ a b c M. Guevara et al., Reversibility of hepatorenal syndrome by prolonged administration of ornipressin and plasma volume expansion, in Hepatology, vol. 27, n. 1, 1998, pp. 35–41, DOI:10.1002/hep.510270107, PMID 9425914.
  44. ^ a b R. Ortega et al., Terlipressin therapy with and without albumin for patients with hepatorenal syndrome: results of a prospective, nonrandomized study, in Hepatology, vol. 36, 4 Pt 1, 2002, pp. 941–8, DOI:10.1053/jhep.2002.35819, PMID 12297842.
  45. ^ P. Ginès et al., Management of cirrhosis and ascites, in N. Engl. J. Med., vol. 350, n. 16, 2004, pp. 1646–54, DOI:10.1056/NEJMra035021, PMID 15084697.
  46. ^ M. Martín-Llahí et al., Terlipressin and albumin vs albumin in patients with cirrhosis and hepatorenal syndrome: a randomized study, in Gastroenterology, vol. 134, n. 5, maggio 2008, pp. 1352–9, DOI:10.1053/j.gastro.2008.02.024, PMID 18471512.
  47. ^ G. Pomier-Layrargues et al., Octreotide in hepatorenal syndrome: a randomized, double-blind, placebo-controlled, crossover study, in Hepatology, vol. 38, n. 1, 2003, pp. 238–43, DOI:10.1053/jhep.2003.50276, PMID 12830007.
  48. ^ P. Angeli et al., Reversal of type 1 hepatorenal syndrome with the administration of midodrine and octreotide, in Hepatology, vol. 29, n. 6, 1999, pp. 1690–7, DOI:10.1002/hep.510290629, PMID 10347109.
  49. ^ E. Esrailian et al., Octreotide/Midodrine therapy significantly improves renal function and 30-day survival in patients with type 1 hepatorenal syndrome, in Dig. Dis. Sci., vol. 52, n. 3, 2007, pp. 742–8, DOI:10.1007/s10620-006-9312-0, PMID 17235705.
  50. ^ V. Gülberg et al., Long-term therapy and retreatment of hepatorenal syndrome type 1 with ornipressin and dopamine, in Hepatology, vol. 30, n. 4, 1999, pp. 870–5, DOI:10.1002/hep.510300430, PMID 10498636.
  51. ^ P. Tandon et al., Systematic review: renal and other clinically relevant outcomes in hepatorenal syndrome trials, in Aliment. Pharmacol. Ther., vol. 25, n. 9, maggio 2007, pp. 1017–28, DOI:10.1111/j.1365-2036.2007.03303.x, PMID 17439502.
  52. ^ E. Akriviadis et al., Pentoxifylline improves short-term survival in severe acute alcoholic hepatitis: a double-blind, placebo-controlled trial, in Gastroenterology, vol. 119, n. 6, 2000, pp. 1637–48, DOI:10.1053/gast.2000.20189, PMID 11113085.
  53. ^ S. Holt et al., Improvement in renal function in hepatorenal syndrome with N-acetylcysteine, in Lancet, vol. 353, n. 9149, 1999, pp. 294–5, DOI:10.1016/S0140-6736(05)74933-3, PMID 9929029.
  54. ^ J.D. Clewell e P. Walker-Renard, Prostaglandins for the treatment of hepatorenal syndrome, in Ann Pharmacother, vol. 28, n. 1, 1994, pp. 54–5, PMID 8123962.
  55. ^ a b c F. Wong et al., Midodrine, octreotide, albumin, and TIPS in selected patients with cirrhosis and type 1 hepatorenal syndrome, in Hepatology, vol. 40, n. 1, 2004, pp. 55–64, DOI:10.1002/hep.20262, PMID 15239086.
  56. ^ M. Guevara e j. Rodés, Hepatorenal syndrome, in Int. J. Biochem. Cell Biol., vol. 37, n. 1, 2005, pp. 22–6, DOI:10.1016/j.biocel.2004.06.007, PMID 15381144.
  57. ^ Mancini, pp. 571-573.
  58. ^ O. Witzke et al., Which patients benefit from hemodialysis therapy in hepatorenal syndrome?, in J. Gastroenterol. Hepatol., vol. 19, n. 12, 2004, pp. 1369–73, DOI:10.1111/j.1440-1746.2004.03471.x, PMID 15610310.

Bibliografia

modifica

Voci correlate

modifica

Altri progetti

modifica

Collegamenti esterni

modifica
Controllo di autoritàThesaurus BNCF 38937 · LCCN (ENsh85060303 · J9U (ENHE987007558058605171
  Portale Medicina: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di medicina
 
Wikimedaglia
Questa è una voce di qualità.
È stata riconosciuta come tale il giorno 15 gennaio 2015 — vai alla segnalazione.
Naturalmente sono ben accetti altri suggerimenti e modifiche che migliorino ulteriormente il lavoro svolto.

Segnalazioni  ·  Criteri di ammissione  ·  Voci di qualità in altre lingue