I Cammini di San Francesco sono un insieme di percorsi di interesse storico, artistico, religioso e naturalistico che si sviluppano in Toscana, Umbria e Lazio, passando per vari luoghi segnati dal passaggio di San Francesco d'Assisi e altri in cui vi sono eremi o conventi francescani. Gli assi di questi Cammini vanno dal Santuario della Verna ad Assisi (la "via del Nord"), da Assisi a Piediluco (la "via del Sud") e nella Valle reatina.
Creati negli anni Duemila su iniziativa di singoli, di associazioni e di uffici delle regioni Toscana, Umbria e Lazio, essi ripropongone i percorsi che San Francesco, nei suoi venti anni di peregrinare, utilizzò più volte per andare e tornare nei luoghi da lui particolarmente amati. Si sviluppano in ambiente di collina e talora di montagna: dolci profili e verdi vallate, casolari e antiche pievi, torri e borghi in posizione dominante.
I percorsi vengono descritti anche con diversi nomi e indicati da segnali posti ai crocevia e lungo i sentieri, come:
"Di qui passò Francesco"[1] (350 km.): il primo tratto va dalla Verna ad Assisi, il secondo da Assisi a Poggio Bustone nella Valle Reatina
il "Sentiero di Francesco"[2], anch'esso dalla Verna ad Assisi
il "Sentiero Francescano della Pace"[3]: si svolge da Gubbio ad Assisi
"La via di Francesco", chiamata anche "Via di Roma - Via francigena di San Francesco", sempre dalla Verna ad Assisi; fa parte di un ampio itinerario culturale europeo che da Vienna conduce in Italia, fino a Roma, [4]
Le diverse descrizioni prevedono anche diverse varianti e connessioni con altri percorsi devozionali, come ad esempio:
il "Cammino di Assisi", che da Dovadola In Emilia arriva alla Verna (109 km) e da qui coincide con gli altri itinerari fino ad Assisi, per collegare la spiritualità di sant'Antonio a quella di san Francesco[5]
Il '"Cammino Francescano della Marca", itinerario che unisce Assisi ad Ascoli Piceno nelle Marche, ripercorrendo le tracce della predicazione di Francesco nel centro Italia[6]
Francesco fu missionario e pellegrino. Percorse larga parte dell'Italia. Come tanti suoi contemporanei anche lui raggiunse Santiago di Compostela ("...Francesco per sua divozione andò a santo Jacopo di Galizia..." I Fioretti di San Francesco) Fu pellegrino di pace in Terra Santa nel 1219 (Tempo di crociate), predicò poi in Siria, in Egitto e tentò di raggiungere il Marocco.
Il cammino s'intraprende per ragioni penitenziali o semplicemente per vivere un tempo di serenità e meditazione nella natura, sperimentando un'altra dimensione e scansione del tempo, nel lento procedere lungo un percorso di 20-25 chilometri in media al giorno.
Nel corso della sua vita, Francesco d'Assisi soggiornò più volte nella valle reatina (che per questo motivo è nota anche come Valle Santa): la prima probabilmente nel 1209, poi un lungo soggiorno nel 1223 e un altro dall'autunno 1225 all'aprile 1226, poco prima della sua morte[8].
Nel corso di questi soggiorni ebbero luogo eventi importanti: la prima rievocazione della Natività tramite il Presepe, la stesura della Regola definitiva dell'ordine francescano e (probabilmente) la composizione del Cantico delle creature. Ma soprattutto Francesco fondò i quattro santuari di Greccio, La Foresta, Poggio Bustone e Fonte Colombo che si trovano ai quattro angoli della valle, sin da allora meta di pellegrinaggi e fonte di turismo religioso. Il soggiorno di San Francesco coincide con un periodo in cui Rieti godeva di prosperità economica ed il Papa frequentemente faceva del Palazzo Vescovile la sua sede.
Ciascuno dei Cammini proposti sottolinea uno o più motivi riconducibili alla figura di Francesco.
Amore per la natura: cantico delle creature. Percorsi fuori strada in parchi naturali, montagne e vallate
Ricerca della semplicità: portare con sé il minimo indispensabile. Trovare ospitalità
Camminare e incontrare persone. Francesco viaggiò molto per incontrare, annunciare il vangelo
La pace: Francesco fu chiamato a pacificare
Visitare i luoghi specifici in cui Francesco andò. Dagli spechi ai borghi.
Vedere come la Chiesa e la comunità cristiana lo celebrò. Dalla Basilica di Assisi ai conventi. Le opere d'arte.
Santuario della Verna: la Basilica maggiore, la cappella di Santa Maria degli Angeli, il corridoio e la cappella delle Stimmate. Diverse opere in terracotta invetriata della bottega di Andrea Della Robbia.
La Verna. Nella primavera del 1213 incontrò il conte Orlando di Chiusi in Casentino, colpito dalla predicazione di Francesco, volle fargli dono del monte della Verna che successivamente divenne luogo di numerosi e prolungati periodi di ritiro[11]. Negli anni successivi sorsero alcune piccole celle e la chiesetta di Santa Maria degli Angeli.
L'impulso decisivo allo sviluppo di un grande convento fu dato dall'episodio delle stimmate, avvenuto su questo monte, prediletto dal santo come luogo ideale per dedicarsi alla meditazione. Francesco si ritirò su questo monte nell'agosto del 1224, per un digiuno di 40 giorni in preparazione per la festa di san Michele e, mentre era assorto in preghiera, ricevette le stimate.
Oggetto di devozione sono alcune reliquie del santo (il saio, il bastone, del sangue) e specifici luoghi delle apparizioni.
Foresta monumentale della Verna. E' giunta fino ai giorni nostri anche grazie all'opera dei francescani che l'hanno curata nei secoli, in una perfetta armonizzazione tra uomo e natura. Il bosco principale è rappresentato dalla consociazione abete faggio, con esemplari che raggiungono i 50 metri di altezza e diametri fino a 180 cm. Nella zona nord-ovest del santuario è presente la faggeta pura.
La foresta è caratterizzata anche da una grande ricchezza botanica e dalla presenza di una numerosa fauna selvatica che annovera quattro specie di ungulati, il cervo, il daino, il capriolo e il cinghiale, oltre al loro predatore naturale, il lupo. Sono presenti anche numerose specie di uccelli, tra cui i rapaci gufo reale e falco pellegrino.
Dal santuario si può salire in breve tempo sul monte Penna dove, immersi nel silenzio della foresta, si gode di una vista stupenda, oppure iniziare il percorso del Cammino che parte subito in salita fino a raggiungere il punto più alto, la cima del monte Calvano, contraddistinta da un immenso prato tra Casentino e Valtiberina.
Eremo di Cerbaiolo. Notevole esempio di insediamento religioso in ambiente impervio. Sorto come monastero benedettino nell'VIII secolo, nel 1216 fu donato a san Francesco e abitato dai francescani, divenendo poi parrocchia col titolo di Sant'Antonio. Anche se non è sicuro che vi abbia soggiornato san Francesco, certamente vi sostò sant'Antonio di Padova, del quale ancora oggi si indica il luogo dove pregava[12]. Semidistrutto durante la seconda guerra mondiale, fu totalmente restaurato da un'eremita della Piccola Compagnia di santa Elisabetta, Chiara Barboni, morta nel 2010.
Il complesso si articola attorno ad un chiostroseicentesco a grossi pilastri ed archi depressi con isolati corpi di fabbrica (chiesa, sacrestia, refettorio, cappella, celle). La chiesa, con portali settecenteschi ed abside poligonale, conserva tre altaririnascimentali in pietra. Rilevante è la cappella di sant'Antonio, edificio a torre del 1716 con il fianco occidentale poggiante sulla nuda roccia.
Convento di Montecasale. Secondo la tradizione le origini risalirebbero al 1192, quando i camaldolesi avrebbero costruito un piccolo eremo con un ospedale e un ospizio per i pellegrini lungo il percorso della strada che varcava l'Alpe della Luna e scendeva lungo il versante marchigiano. Ceduto a san Francesco nel 1213], il convento è un luogo di primaria importanza della spiritualità francescana per aver ospitato il santo assisiate.
I frati francescani vi rimasero fino al 1268, quando furono sostituiti da una piccola comunità di eremiti che seguivano la regola di sant'Agostino. Tra XIII e XIV secolo nella chiesa si sviluppa un culto mariano attorno all'immagine della Madonna col Bambino. Agli inizi del XVI secolo vi si insediano i frati minori cappuccini, che ancora oggi vi risiedono.
Il complesso conserva il primitivo impianto dei più antichi conventi francescani, caratterizzato dall'accostamento intorno ad un chiostro centrale dai grossi pilastri in pietra architravati, di piccoli edifici legati alle funzioni monastiche. Notevole esempio di un'architettura povera, fatta di materiali locali, ispirata alla semplicità di vita dei religiosi.
Ai piedi del convento un ripido sentiero porta al Sasso Spicco - una larga cengia sormontata da massi - che secondo la tradizione, come quello omonimo della Verna, ha visto Francesco in preghiera[13].
La costruzione, primo esempio di stile gotico nella città, avvenne tra il 1258 e il 1321 sul terreno concesso al francescano Tommaso da Spello dal Comune di Sansepolcro.
All'esterno la chiesa conserva i caratteri dell'architettura trecentesca: la torre campanaria e sulla facciata il portale gotico ad arco trilobo e il grande occhio. L'interno, completamente rinnovato nel Settecento con l'apposizione della volta e del coro semicircolare, mantiene l'originario impianto a navata unica tipico degli ordini mendicanti. L'altare in pietra a forma di sarcofago con colonne tortili è datato 1304. Si conserva anche una statua in terracotta policroma del XV secolo raffigurante sant'Antonio di Padova.
La chiesa di San Francesco a Citerna (paese classificato tra i "borghi più belli d'Italia"), edificata - insieme all'annesso convento francescano di Santa Elisabetta, ora sede del Comune - nella seconda metà del XV secolo sulle fondamenta di una costruzione preesistente, visibile nella parte bassa della facciata.
L'Eremo del Buon Riposo, dove Francesco sostò e che nei corso dei secoli, da semplice grotta è stato trasformato in eremo, ora di proprietà privata ma visibile.
La chiesa di San Francesco a Città di Castello. Trecentesca, ma modificata internamente in stile barocco, vi viene conservata una copia dello Sposalizio della Vergine, che Raffaello dipinse nel 1504, portato via dalle truppe napoleoniche nel 1798, oggi all'Accademia di Brera di Milano.
l'antica abbazia benedettina di Santa Maria in Vado Fabricae (Valfabbrica)
Variante: da Valfabbrica a Perugia 27 km e da Perugia ad Assisi 25.2 km || [20]
I luoghi di Francesco e dei francescani
Gubbio. La città è strettamente legata alla storia di Francesco: qui egli si rifugiò dopo essersi allontanato da Assisi, trovando asilo presso la famiglia degli Spadalonga, e proprio qui avvenne la vera conversione, in quanto l'aver vissuto insieme ai poveri e ai lebbrosi del posto, cambiò radicalmente la sua vita.
La città è ricordata anche per un evento della sua vita citato nel XXI capitolo dei Fioretti di San Francesco, cioè l'incontro con il Lupo avvenuto nei pressi della chiesa di Santa Maria della Vittoria.
L'episodio è uno dei più conosciuti e sulla veridicità storica si è molto dibattuto: è possibile che il lupo, o la lupa, sia metafora di un bandito riconciliato con la città da Francesco, ma moltissimi studiosi parlano di un animale vero. Scrivono le fonti francescane: Francesco gli fa il segno della santissima croce, e chiamollo a sè e disse così «Vieni qui, frate lupo, io ti comando dalla parte di Cristo che tu non facci male né a me né a persona». Mirabile cosa a dire! Immantanente che santo Francesco ebbe fatta la croce, il lupo terribile chiuse la bocca e ristette di correre; e fatto il comandamento, venne mansuetamente come agnello, e gittossi alli piedi di santo Francesco a giacere.
Particolarmente dedicate a Francesco:
La chiesa di Santa Maria della Vittoria (la Vittorina), così chiamata perché costruita nel IX secolo nel punto in cui gli eugubini avevano battuto i saraceni. Nel 1213 i francescani la ottennero dai benedettini di San Pietro e vi abitarono fino al 1240, quando si trasferirono nel nuovo convento[21]. La tradizione vuole che qui Francesco abbia ammansito con il segno della croce il lupo feroce che atterriva gli abitanti del contado di Gubbio intorno al 1222.
La chiesa di San Francesco, costruita nella seconda metà del XIII secolo presso il fondaco della famiglia Spadalonga, che lo avrebbe accolto dopo l'abbandono della casa paterna. L'edificio è probabilmente opera dell'architetto frà Bevignate da Perugia, anche se la sua attribuzione è ancora oggetto di discussione.
Nell'annesso convento si trova il "chiostro della pace", di notevole valore storico e artistico, sul quale si affaccia la "sala del Capitolo" dove un tempo i frati si riunivano per decidere sulle norme della loro vita conventuale. Dal chiostro si accede al "refettorio", ora trasformato in sala congressi, e al "chiostro maggiore", il vero e proprio chiostro del convento, non aperto al pubblico. Tra la chiesa e l'ospedale, al confine dell'orto dei frati, è stato posto nel 1997 un monumento che raffigura Francesco con il lupo[22].
La chiesa di San Francesco della Pace (o dei Muratori), costruita nella prima metà del XVII secolo dall'Università dei Muratori - che l'anno tuttora in custodia - nel luogo in cui, secondo la tradizione, si trovava la grotta ove visse il lupo di Gubbio. All'interno è visibile la pietra su cui si dice che avvenne il patto di pace tra Francesco e il lupo[23], e il coperchio del sarcofago in pietra della presunta sepoltura dell'animale in questione.
All’Abbazia di Vallingegno sono connessi alcuni fatti della vita di Francesco. Qui egli cercò rifugio dopo essere stato aggredito nei pressi di Caprignone, ma l’accoglienza del priore non fu delle migliori: i monaci si trovarono davanti un mendicante sporco, intirizzito, lacero e gli riservarono le mansioni di sguattero. Chiede l’elemosina come un mendico e la riceve come uno spregevole sconosciuto - scrisse san Bonaventura - e solo anni dopo, quando la sua fama divenne grande in tutto il territorio, il priore tornò a chiedergli perdono. Così nei frequenti passaggi verso la Verna, Francesco avrebbe spesso ricevuto ospitalità proprio a Vallingegno[24].
L'Eremo di San Pietro in Vigneto, abitato da un asceta. E' probabile che Francesco e i suoi compagni vi abbiano trovato accoglienza, essendo sull'antica strada tra Gubbio ed Assisi.
La chiesa di Caprignone fu costruita dai francescani, insieme con un piccolo cenobio, sui ruderi di una precedente risalente all'XI secolo. Delle due costruzioni, oggi è visibile la chiesetta mentre dai pochi resti del monastero è possibile intuire l’orientamento e la dimensione della struttura. L’assenza di decorazioni, lo spazio unitario delimitato da superfici nude, l’utilizzo di materiali locali sono emblema dell’essenzialità propria dei francescani, di canoni stilistici mendicanti tipici dell’architettura religiosa del centro Italia in quell’epoca. Si narra che la piccola chiesina abbia ospitato nel 1223 il primo capitolo dell’Ordine dei francescani convocato fuori da Assisi[25].
I luoghi di Francesco
Ad Assisi tutto parla di san Francesco, di santa Chiara e delle comunità nate attorno a loro. In particolare, i luoghi più conosciuti sono:
la Chiesa Nuova, costruita nel Seicento sul luogo dove, secondo la tradizione, esistevano la casa e il fondaco di Pietro di Bernardone e dove nacque Francesco nel 1181
il Santuario di Rivotorto, poco lontano da Santa Maria degli Angeli, all'interno del quale è stato ricostruito "il Tugurio", il luogo dove Francesco e i suoi primi compagni si ritrovavano per pregare, meditare, lavorare agli inizi della fraternità francescana
l'eremo delle Carceri, sul luogo in cui Francesco e i suoi compagni si ritiravano per pregare e meditare
Alcune altre chiese meno conosciute:
la chiesetta di Santo Stefano, costruita tra il XII ed il XIII secolo in forme modeste e semplici. La tradizione francescana vuole che le campane di questa chiesetta abbiano suonato ininterrottamente nell'ora dell'agonia e della morte di san Francesco.
la chiesetta di San Giacomo al Murorupto, che la tradizione dice essere stata frequentata da Francesco bambino[27][28]
l'oratorio dei pellegrini, in origine la chiesa dell'ostello dei pellegrini che ospitava i pellegrini sulla via di Roma che volevano rendere omaggio alle spoglie di Francesco[29]
Non è documentato che Francesco abbia soggiornato a Spello.
Foligno segnò una tappa del cammino di conversione di Francesco: lì vendette tutta la merce e anche il cavallo, ma al ritorno diede tutto al povero sacerdote della chiesa di san Damiano ad Assisi, chiedendogli di poter vivere con lui[36]. Nella chiesa di san Francesco è venerato il corpo della beata Angela da Foligno, terziaria francescana vissuta pochi anni dopo Francesco[37]
Nelle vicinanze della chiesa di Santa Maria di Pietrarossa sorgeva un lebbrosario, dove Francesco prestò la sua opera[38]. Oggi il lebbrosario è abbandonato, ma resta una graziosa chiesetta, ricca di affreschi votivi[39][40]
A Trevi vi è la chiesa di san Francesco, eretta nel 1213 dopo la sua predicazione nella piazza cittadina.
Secondo la tradizione, nella chiesa di San Pietro in Bovara avvenne la tentazione di Francesco, una notte in cui si era fermato a pregare; qui frate Pacifico ebbe la visione del trono vacante, perso da Lucifero e destinato a Francesco[41]. L'episodio è stato rappresentato da Giotto nella basilica superiore di San Francesco in Assisi. All'interno é collocato un crocifisso ligneo davanti al quale, secondo la tradizione locale, avrebbe pregato Francesco.
A Campello Alto sul Clitunno vi è un eremo francescano con chiesa romanica del 1000, ma la grotta risalirebbe al V secolo.
Gallerie:
Trevi
Il Cammino di San Francesco a Trevi
Il borgo di Trevi
Chiesa di San Francesco a Trevi
Torre comunale in Piazza del Comune Trevi
Santuario della Madonna delle lacrime a Trevi e Abbazia di San Pietro a Bovara
Nella primavera del 1204 Francesco si diresse verso la Puglia per imbarcarsi e partecipare alla crociata. Fermatosi alle porte di Spoleto, ebbe un sogno rivelatore, che gli fece cambiare idea e ritornare ad Assisi[50].
Considerato una montagna sacra fin dal III secolo a. C., nel corso del tempo vi si ritirarono eremiti e santi tra cui Francesco, che ammirando la valle dall'alto del colle pare abbia detto: Non ho mai visto nulla di più esaltante della mia valle spoletina[51].
Il complesso comprende la cappella di San Bernardino, l'oratorio di Sant'Antonio da Padova, la piccola cinquecentesca chiesa dei santi Francesco d'Assisi e Caterina d'Alessandria, l'antico oratorio di san Francesco, il pozzo di san Francesco, la meridiana, le sette piccole celle superstiti del vecchio dormitorio e il grande orto.
Dapprima qui si insediarono eremiti siriaci, poi i benedettini che costruirono una prima cappella; nel 1213 san Francesco la restaurò e qui compose il primo abbozzo del Cantico delle Creature. Nel 1230 venne costruito un piccolo convento, poi ampliato nel corso dei secoli ma che cadde in decadenza nell'Ottocento; è stato restaurato negli ultimi due decenni per iniziativa e il lavoro diretto di un frate e del suo gruppo di amici[53].
Il Sacro Speco di Narni. È uno dei santuari più importanti del francescanesimo, costruito in prossimità delle grotte ove il santo di Assisi soleva ritirarsi in preghiera. San Francesco arrivò nel 1213 in questo luogo, fondato dai benedettini intorno all'anno 1000, e vi ritornò ancora spesso, per ritirarsi in solitudine nella piccola chiesa, e più in alto nel bosco, in una fenditura della roccia. Trascorse qui anche un periodo di malattia, durante il quale i frati costruirono per lui, accanto allo speco, una celletta in pietra con un letto in legno[54] - tuttora esposto in una teca di vetro - e un piccolo oratorio, per permettergli di raccogliersi in preghiera senza spostarsi in chiesa.
Tommaso da Celano nel Trattato dei miracoli[55] narra alcuni eventi miracolosi che accaddero in questi luoghi. Durante la sua malattia, Francesco chiese del vino, ma poiché non ve ne era, gli fu portata dell'acqua. Egli la benedisse con un segno di croce, e l'acqua acquistò il sapore del vino; dopo averla bevuta, guarì dalla malattia. In seguito, ancora convalescente, si appoggiava ad un bastone; lasciando lo speco, volgendo un ultimo sguardo al bosco, piantò nella terra il bastone: il legno germogliò e diede vita ad un grande albero di castagno, che la tradizione identifica con quello ancora esistente nel prato antistante la cella del Santo.
L'eremo divenne luogo di meditazione e preghiera per la comunità francescana e si sviluppò con san Bernardino da Siena.
A Stroncone san Francesco fondò un convento, nato come piccolo romitorio e successivamente ampliato[56].
Il tracciato ricalca il percorso compiuto dal santo nelle sue visite alla Valle Santa; i principali punti di interesse toccati sono i quattro santuari, il centro storico di Rieti ed il bosco del Faggio di San Francesco a Rivodutri, lungo un tracciato a contatto con la natura della Piana Reatina che attraversa la Riserva naturale dei Laghi Lungo e Ripasottile. Se si percorre il cammino in bicicletta, si può fare uso anche della ciclovia della Conca Reatina.
Inaugurato nel 2003, il Cammino di Francesco nella valle reatinasi compone di otto tappe ed è lungo 80 km. Per permettere ai viaggiatori di orientarsi lungo il tragitto le strade interessate sono dotate di un'apposita segnaletica in legno, integrata nel 2010 con altri cartelli in alluminio.
A tutti coloro che si sottopongono al viaggio viene conferito un attestato, chiamato "Passaporto", che documenta l'effettivo compimento del percorso: deve essere ritirato presso uno dei quattro santuari, e va fatto timbrare ad ogni tappa. In più, se il percorso viene compiuto in non meno di due giorni, si può richiedere l'"Attestato del pellegrino" all'Ufficio del Cammino di Francesco, a Rieti in Via Cintia 87.
Nel corso della sua vita, Francesco d'Assisi soggiornò più volte nella valle reatina (che per questo motivo è nota anche come Valle Santa): la prima probabilmente nel 1209, poi un lungo soggiorno nel 1223 e un altro poco prima della morte, dall'autunno 1225 all'aprile 1226[60], durante i quali elaborò il primo Presepe, la Regola definitiva dell'ordine francescano e (probabilmente) il Cantico delle creature, e fondò i quattro santuari di Greccio, La Foresta, Poggio Bustone e Fonte Colombo.
Nella città di Rieti, Francesco fondò un piccolo oratorio per la cura degli infermi nei pressi dell'ospedale Santa Croce, che costituì il primo insediamento dei frati minori. Dopo la sua morte e la canonizzazione, nel 1245 Papa Innocenzo IV fece erigere la chiesa, che fu affidata all'ordine dei Frati Minori Conventuali dei francescani e terminata nel 1253, la seconda chiesa in ordine cronologico dedicata a Francesco, dopo la l'omonima basilica di Assisi.
Immerso in un bosco di lecci secolari, il santuario di Fonte Colombo; secondo la tradizione il nome gli sia stato attribuito dallo stesso Francesco, il quale salendo sul monte intorno al 1217, vide nel bosco una fonte di acqua cristallina alla quale si abbeveravano delle colombe bianche (Fons colombarum).
Due sono i momenti importanti della vita di san Francesco legati a questo luogo.
Il primo, tra la fine del 1222 e l'inizio del 1223, fu la redazione della regola definitiva dell'ordine, detta "regola bollata" che fu definitivamente approvata da papa Onorio III il 29 novembre 1223. Dopo aver sostato in preghiera e digiunato per quaranta giorni (questo luogo è conosciuto anche come "Sinai francescano"), san Francesco dettò a frate Leone, in presenza di frate Bonizo da Bologna, esperto in diritto canonico, la regola dell'ordine, molto più breve di quella cosiddetta "non bollata" presentata al capitolo del 1221. La stesura della regola avvenne in una grotta alle pendici del monte. Sulla grotta, detta Sacro Speco, è stata poi costruito l'oratorio di San Michele, che racchiude la grotta e comprende una piccola cappella.
Il secondo momento della vita del santo testimoniato da questo luogo, è datato alla fine del 1225, un anno prima della morte, ed è legato al tentativo di guarire san Francesco dalla grave malattia agli occhi che aveva con tutta probabilità contratto in Egitto durante la quinta crociata e che lo rendeva quasi cieco[61].
Il viale di accesso, scandito dalla presenza di quattordici edicole con le stazioni della Via crucis, conduce al romitorio, alla cappella della Madonna - anche detta della Maddalena datata al XIII secolo - e all’Oratorio di San Michele, che ingloba il Sacro Speco. Parte centrale del complesso è la chiesa quattrocentesca intitolata ai santi Francesco e Bernardino da Siena.
La "Leggenda perugina" del 1641 racconta che san Francesco soggiornò nell'eremo di sant'Eleuterio, presso il paese di Contigliano, e nonostante il freddo pungente, si vestiva solamente con un saio leggero, in spirito di povertà[62]
A Greccio san Francesco diede vita ad una rievocazione, con personaggi viventi, della nascita del Cristo nella notte di Natale del 1223. Da allora Greccio - in seguito gemellata con Betlemme - è considerato il paese del primo presepe nel mondo.
Nel santuario si trovano la grotta del presepe trasformata in cappella, la grotta-cella di Francesco, l'antico refettorio e il dormitorio del XIII secolo. Accanto due chiese: la prima di san Francesco e la chiesa nuova della seconda metà del XX secolo[63]
A Poggio Bustone Francesco giunse nel 1208 cacciato da Assisi e salutò la popolazione locale con il famoso “Buongiorno buona gente!”[64]. Egli decise di alloggiare vicino al paese in modo da poter meditare in solitudine e contemporaneamente predicare alla gente, duramente provata dalla povertà e dal clima rigido del luogo. Qui egli riscoprì la semplicità e la letizia di questo piccolo paese, raccogliendosi spesso in preghiera in una grotta solitaria tra i boschi dove ebbe la visione che gli confermò il perdono per i peccati giovanili.
La costruzione del Santuario di Poggio Bustone iniziò nel XIII secolo con l’edificazione del convento, di una piccola chiesa e del chiostro. Nei due secoli successivi fu costruita una nuova chiesa e fino al 1600 la struttura venne continuamente ampliata. Nella storia francescana il paese è ricordato come l’eremo del perdono, delle rivelazioni e il punto di partenza della prima missione di pace organizzata da Francesco[65].
Il Sacro Speco. Dal santuario si inerpica una mulattiera che, in mezz'ora di cammino, porta ad uno dei meno conosciuti luoghi sacri francescani, quel Sacro Speco che dette rifugio a San Francesco e ai suoi primi compagni provenienti da Assisi, e dal quale iniziò la storia del Francescanesimo[66]!
Sopra il paese di Rivodutri, in località Cepparo, si trova il Faggio di san Francesco, un albero secolare dai rami contorti che si dice offrirono riparo a San Francesco durante un temporale[67].
Il Santuario della Foresta ai tempi di san Francesco era composto da una chiesetta e dalla casa di un prete povero, dove il santo si ritirò in attesa dell'intervento agli occhi; sembra che qui abbia composto parte del Cantico dei Cantici. Ora è una grande casa di campagna, gestita da un'associazione di aiuto ai giovani[68]
^Definito in base alla Legge 7 agosto 1997, n. 270 "Piano degli interventi di interesse nazionale relativi a percorsi giubilari e pellegrinaggi in località al di fuori del Lazio" pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 187 del 12 agosto 1997
^Su di essa è scritto: Havendo San Francesco con la santa croce humiliata fuor di Gubbio quella lupa che homini e bestie divorava con stupor del populo la menò qua et su la presente pietra predicando si fece dare la fede con la zampa con patto di non far più danno alcuno et con patto d’esser dalla città nutrita sì che attutti poi obbediente nella vicina grotta abitavaScheda nel sito Il sentiero di Francesco
^[1]. Altri biografi ambientano quest'episodio nell'Abbazia di Santa Maria Maggiore a Valfabbrica, [2] Schede nel sito Il sentiero di Francesco]