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Non saprei dire quante paia di scarpe ho consumato a Torino, percorrendo giorno e notte le sue strade rettilinee, camminando lungo gli argini dei quattro fiumi che la solcano o seguendo i saliscendi dei viottoli sui fianchi delle colline. Inutile e azzardato sarebbe un calcolo ragionieristico sul numero di chilometri percorsi in oltre mezzo secolo di passeggiate, il buon senso si limita a suggerire un'entità con parecchi zeri.
Ho sempre obbedito a un impulso interiore che mette in moto il mio corpo. Camminare è forse una delle forme di meditazione più intense, gli occhi trasportati dalle gambe s'impossessano del mondo. Seguendo questa naturale inclinazione, ho visto gli iceberg lungo le coste del Labrador e l'incredibile folla di uomini e animali che si accalcano sudati per le vie di Mumbai.
Il movimento non è tuttavia un'esigenza a senso unico, di uguale importanza per me c'è il suo contrario, la sosta. Solo quest'ultima consente di tirare le somme, d'immergersi nello studio e nella lettura. Qui salta fuori la mia adesione al progetto Wikipedia, l'appartenenza ad una cerchia di persone che coltiva una splendida utopia: rendere liberamente accessibile tutto il sapere, racchiudere in un libro l'intero universo.
Liberté, Égalité, Fraternité → La storia del motto della Francia. Un caposaldo per l'intera cultura occidentale.
Michel Onfray → Un filosofo edonista e irriducibilmente ateo. Alla traduzione dal francese ho aggiunto Il dibattito sul pensiero di Onfray in Italia. Leggi qui la prima versione della voce, pubblicata da me il 6 maggio 2006.