Utente:Scipione3/Parco Ponci

File:Stemma CSSM OK.jpg
C.M. ovvero "Communitas Mestrensis": L'antico stemma di Mestre, anch'esso poi sostituito dalla Repubblica Veneziana quando la "conquistò" (tramite la corruzione delle guardie mercenarie Veronesi di guardia al Castello di Mestre, nel 1337).

TRATTATO ENCICLOPEDICO: Mestre, Parco Ponci.

Parco Ponci a Mestre, ovvero la storia di come cominciò la devastazione di una città che in precedenza fu addirittura nominata "una piccola Versailles",

Mestre - panorama sul Parco Ponci (forse 1/4 del parco). Il laghetto (doppio, sul grande fossato del "Castelnuovo di Mestre", sulla destra la possente Torre Civica, sullo sfondo, la chiesa ed ol campanile di San Lorenzo), i ponti, i rii, alcuni vialetti (ecc.). Dal basso a destra, in primo piano, parte del "laghetto nord" col ponticello al "laghetto principale, di fronte alla villa, e le alberature in crescita sulla parte del parco verso la via San Girolamo. Foto primi '900..

devastazione in nome del danaro e dell'ignoranza, con la connivenza della mala amministrazione "coloniale" del vicino "Comune di Venezia" alla quale la città di Mestre fu assoggettata (tramite anche "doppio imbroglio e tradimento") conclusosi col "Decreto Fascista n° 183 - 1317" nel 1926.

Francesco Zorzi Muazzo descrive Mestre a metà '700

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"Mestre zè una terra con podesteria (1), siè mia (2) lontan da de qua, la qual d’una stalla de porchi, e d’una pozzanghera che la zè, la zè deventada in tempo dell’autunno un versaglies (3), per el gran concorso de nobiltà che là e in quei contorni se ferma a villeggiàr. L’à la giesa dedicada a S.Lorenzo e ogni venere zè marcà; e fra le osterie ghe zè l’osterìa dei quatro Cantoni che butta sora el Terraggio." [1].

(1) governata da un Podestà nominato dal governo della Repubblica di Venezia; (2) sei miglia; (3) Versailles, residenza reale francese

Nell'esamina della frase, cogliamo molteplici informazioni, su Mestre, sulla mentalità veneziana, sul riuscire ad osservare di questi (proprio perchè comunque Francesco è nobile e "mente libera") l'incredibile particolarità e bellezza di Mestre.

Infatti, come poi seguirà ne "Allegoria del Diamante", i veneziani vedon tutto quel che è fuori da Venezia, come "campagna". tutto il resto del mondo.

Francesco comincia con Mestre che é una terra di podesteria (quindi un centro di comando), a sei miglia lontana da Venezia, la più vicina (è sottointeso) la considera "una stalla de' porchi", una "pozzanghera", il massimo disprezzo ... "è campagna". Nulla può reggere il confronto con Venezia. Ma, fra le città di "terra", della "campagna",

Però Mestre è bella, il suo territorio è diverso, ci son i fiumi e rii intorno alla città, non è sovrapopolata, ci son le ville e palazzi, le case contadine nei framezzi, le poste, l'aria è più salubre, specie col freddo invernale ci si vive meglio che a Venezia, (si, quando piove ci son le pozzanghere, Venezia è ormai quasi tutta selciata, nelle principali lo è dai primi del XII secolo ...), ma si vive bene nelle ville mestrine.

 
"Mestre alle Barche" di Giovanni Antonio Canal, detto Canaletto (Venezia 1697-1768). Dipinto di metà '700.

E ci commenta "la zè deventada in tempo dell’autunno un versaglies, per el gran concorso de nobiltà che là e in quei contorni se ferma a villeggiàr".

Mestre è una piccola reggia nel territorio, in armonia con l'intorno e vi si trovano tutte le cose che servono, dove si mangia e vive (e ci si diverte) bene.

Il mercato è al venerdi (e come sappiamo anche la tradizione attuale lo ricomprende: è il mercoledi ed il venerdi), La chiesa della Piazza Maggiore è dedicata a San Lorenzo e l'osteria "ai quattro Cantoni" (dove perl'appunto si mangia e si beve bene, oltrechè divertirsi) è uno dei passaggi "obbligati" dove si diramano le strade per Treviso (e Castelfranco Veneto):

"L’à la giesa dedicada a S.Lorenzo e ogni venere zè marcà; e fra le osterie ghe zè l’osterìa dei quatro Cantoni che butta sora el Terraggio."

Ma è il "la zè deventada in tempo dell’autunno un versaglies", detto intorno (o forse prima) al 1750, che ci dà l'idea che la cosa fosse riconosciuta e apprezzata dalla nobiltà veneziana, e che Mestre assomigliasse ad "una Versailles" fosse un detto risaputo sin almeno dai primi del 700, tant'è che poi nel 1791 anche Carlo Goldoni ce la ridescrive:

Carlo Goldoni descrive Mestre nel 1791

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" E sì mo in ancuo Mestre xè deventà una Versaglies in piccolo.

La scomenza dal canal de Malghera, la zira tutto el paese, e po la scorra el Terragio fin a Treviso: la stentarà trovar in nissun logo de Italia, e fora de Italia, una villeggiatura cusì longa, cusì unita, cusì popolada come questa.

Ghe xè casini, che i par gallerie, ghe xè palazzi da città, da sovrani. Se fa conversazion stupende; feste de balo magnifiche; tole spaventose, tutti i momenti se vede correr la posta, sedie, carrozze, cavalli, lacchè, flusso, reflusso, da tutte le ore.

Mi m'ho retirà fra tera lontan dai strepiti, perché me piase la mia libertà.

Per altro, sento a dire che a Mestre se fa cosazze, che se spende assae, e che se fa spiccar el bon gusto, la magnificenza, e la pulizia de tutti i ordini delle persone che fa onor alla nazion, alla patria, e anche all'Italia medesima. " [2].

Questa citazione, per dare l'idea di quanto Mestre, anche se poi ai primi '900 era "solo" una "piccola cittadina di provincia", quanto fosse "bella", particolare, vivibile e piena di verde.

La descrizione di Parco Ponci, com'era (dov'era) e cosa successe, fu il primo tassello dello scempio storico, architettonico, urbanistico, culturale, identitario perpetrato alla città, fenomeno purtroppo (e tristemente) conosciuto come il "Sacco di Mestre" che portò alla distruzione della maggior parte della Mestre Storica, sostituita da "casermoni delle periferie" (ed altre nefandezze connesse) ancor peggio di come mostrato nel famosissimo film di Rosi, "Le mani sulla città".

Come comincia il "sacco di Mestre"

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Il "sacco di Mestre" non ha eguali in nessun posto d'Italia (e forse nel mondo), anche grazie all'amministrazione (che avrebbe dovuto sorvegliare, tutelare, programmare diversamente, ecc.) non del "Comune di Mestre" (com'era fin al 1926 ...) ma del Comune di Venezia che considerava Mestre non una città con la sua storia - sentire - identità (ecc.),

ma purtroppo Mestre città vista con la "mentalità veneziana" del veneziano che vede Mestre come "campagna" senza nemmeno riconoscere la forma di una città snodo e porto, ma porto particolare di una laguna da cui dipende e vive anche e soprattutto la vicina Venezia,

che vede una Mestre "campagna", borgo di cui non riconosce nemmeno quasi il "suo onore" e bellezza, i suoi abitanti, la sua cultura, la sua urbanistica (ecc.), ma la vede solo come "un'anonima periferia dove tutto era (ed è) permesso".

Mestre è ben più antica di almeno 1000 anni di Venezia (anche 1500).

File:Mestre - l'ultimo casone di via Valleselle.jpg
Mestre: l'ultimo "casone" di via Valleselle, anni '60.

Infatti Mestre aveva già almeno 1000 anni quando era Castrum, già ai tempi "dei primi cristiani", quando ancora nemmeno nelle isole prospicenti Altino - Torcello, Mazzorbo, Burano, ed altre - i primi pescatori eressero i loro primi "capannoni e casolari in canne e legno" - tipo "Laguna di Caorle" ed altre, i cosiddetti "casoni" - da cui derivò poi la successiva "fondazione" di Venezia, dopo la caduta dell'Impero d'Occidente (Mestre aveva già 1500 anni allora), Venezia forse era in gestazione, forse nata, non si sa ... ebbene Mestre non aveva alcuna dignità agli occhi del suo "tutore forzato" (con doppio inganno!! nel 1917 e 1926), tutore strabico e che contemporaneamente avrebbe dovuto "fare da arbitro" poichè agiva anche in nome e per conto di altri, sulla casa di altri .... a Mestre ....

Ma l'arbitro era strabico, necessariamente strabico (e "volendola prendere in buona fede") in quanto la propria cultura e modo di essere veniva da una città dove il mito e la particolarità mondiale è anche un automito autocoltivato culturalmente nel sentire della città da sempre sin dalla nascita di ognun veneziano da almeno 1000 anni, il sentire la propria unicità al mondo,

giudice-arbitro strabico perchè ogni paragone che viene con il "diamante" della propria città ... Venezia .... le facce del diamante non possono convergere .... il "grande diamante" è strabico.

Vede strabico.

Già di suo. Ed in più, ha un cuore che batte lentamente, coi tempi dell'acqua e del sole e delle lune.

Allegoria del Diamante

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I due diversi cuori, di due città vicine, differentissime e particolari tra le quali è assolutamente necessario il "rispetto reciproco" (purtroppo dal novecento quasi mai avvenuto da parte di Venezia).

Quindi, "il grande diamante strabico sull'acqua", "el leon in barca" quando gli viene presentato un piccolo diamante vicino, "la piccola Versailles" .... non è in grado di riconoscere la sua bellezza e particolarità.

E' strabico. Da dentro il diamante, le sfaccettature non possono convergere per la vista "a fuoco".

Il diamante Grande, nel suo vedere, vede quale "campagna" tutto quello che è "fuori da Venezia", ovvero fuori dalla Laguna, dall'acqua e dai tempi del suo cuore.

E anche lo disprezza. Per ignoranza, perchè non lo capisce il cuore altrui, come funziona ... sulla terra un cuore batte diversamente ... il paesaggio è diverso, ci si muove diverso .... si nota e ammira invece solo la particolarità del proprio vivere, della propria città (ed architetture, ecc.), se ne fa vanto .... non è in grado di capire quelle degli altri ... e c'è l'automito cittadino ... da sempre, da 1000 anni ... chi può reggere tale paragone? nessuno. "Fora da Venessia tutto el resto xe campagna" (fuori da Venezia tutto il resto è campagna) ... questo pensa automaticamente dalla nascita, il veneziano, verso tutti! ma tutti tutti, tutto il resto del mondo. Molto spesso senza nemmeno rendersene conto. Automaticamente.

Il diamante Grande, in quanto pieno di sè, troppo pieno di sè, il giudice strabico - senza nemmeno rendersene conto - motivato anche dal dover far qualcosa per la sua città, per il futuro della propria città particolare, Venezia .... il giudice strabico vede Mestre come "campagna da depredare" senza nemmeno rendersene conto - dandola proprio per "buonafede".

Ci sono però anche casi e casi ... e molti casi di chi esce da Venezia invece per depredare ... lui si, ci vede bene eccome, ma deve depredare, e non gli importa di insozzare per depredare il "piccolo diamante", sin dal suo cuore; e così facendo il "diamante grande" anche si autodanneggia senza nemmeno rendersene conto (vedi poi).

Il modo di vedere del cittadino veneziano che non esce dal suo diamante, dalla sua città,

come invece fa Carlo Goldoni, che uscito a visitare Mestre, ... si accorge che è "un piccolo diamante":

"ancuo Mestre xè deventà una Versaglies in piccolo" (traduzione: "...oggi Mestre è diventata una Versailles in piccolo."), un "piccolo diamante" accanto ad un "grande diamante".

Ed anche "un piccolo diamante eroico", sempre depredato, venduto, tradito, ma che ancor si sacrifica per il "diamante grande" [i Lanzichenecchi e poi i Francesi, nel 1513 e poi ancora, e ancora, ... Mestre devastata a difesa di Venezia, la "Mestre Fedele" che onora lo stemma usurpatore datole, dopo la "presa a tradimento" (1337), la Mestre che si ritrova non più coi propri colori (bianco-rosso, ed il proprio nome...), ma invece coi colori "vassalli" veneziani (l'Azzurro, colore dei nobili veneziani) ed il simbolo - aggiuntivo - del Leone Veneziano.].

Ed a Mestre, sull'asta della bandiera di Piazza Ferretto c'è il leone "di guerra" con la spada alzata!

 
Mestre piazza Barche, rinominata XXVII ottobre, con la Colonna della Sortita. Si noti il bellissimo approdo (del celebre quadro del Canaletto, Mestre alle Barche- nonchè altri celebri ...), l'edificio delle Poste sulla destra (il Garage Reale), la Torre sul fondo e di scorcio, le alberature da Parco Ponci e vicini ....

Ed invece, nella Colonna della Sortita, il Leone è col Libro aperto, di Pace (ormai c'è l'unità d'Italia).

Ma Mestre come suoi simboli, ha anche il Grifone. Il felino snello, alato, agile, con i potenti artigli ed il becco da rapace! Un ventaglio notevole di possibilità, modi di vita e conoscenze ed onore.

Ma Mestre è vecchia, ha 3.000 anni, almeno, forse di più .... è da sempre nata e stata "il porto interno della Laguna", un crocevia: da Treviso a Nord, poi Venezia e la laguna ad est - nord-est- sud, fino a Chioggia, e poi via terra, e tutte le diramazioni "a ventaglio" verso Cavarzere, Padova, Castelfranco, Mira e la Riviera del Brenta, San Donà e le vie da nord-est ...), un incredibile crocevia "a ventaglio",

Mestre Diamante come una rete a doppio maglio della quale è perno ed incrocio: "a ventaglio per "la terra" ed a riflusso per l'acqua, la laguna e la città di Venezia, grande diamante sull'acqua.

Mestre è sempre stata sempre fondamentale per il diamante grande, per la difesa anche del suo cuore con una velocità particolare, unica al mondo, che è quella dell'acqua.

Mestre crocevia a ventaglio e poi nodo per la vita ed i rifornimenti e la difesa dell'inviolabilità di Venezia, città "vergine".

Venezia città Vergine fino alla caduta della Repubblica, quando Venezia per la prima volta si donò a chi poi la depredò e la vendette, ... ,

e poi con il compratore tedesco che le insegnò anche la disciplina (mica tanta ne ha imparata, però: ... la disciplina significa soprattutto "saper rispettare"), rispettandola e persino cercando di "organizzarla al meglio" onde farla sopravvivere in un futuro industriale però incompatibile con i tempi dell'acqua, della Laguna e del suo rispetto ambientale e funzionamento idrogeologico .... e quindi per la sopravvivenza di Venezia, del "diamante grande".

Il "Compratore tedesco" che aveva egualmente rispettato Mestre, permettendole quindi anche di arrivare ancora al primo dopoguerra del '900 quale "piccola Versailles".

Infatti, la ferrovia, tutta la zona della Stazione di Mestre era ben lontana e distante dal centro della piccola bella cittadina,

l'austriaco colto imperiale aveva riconosciuto la particolarità del piccolo diamante, lui che - disciplinato e "garante" imparziale - aveva organizzato le cose in modo rispettoso ed equilibrato, compreso il territorio di Mestre, che era sin dal 1806-10 era praticamente "tutta la attuale terraferma veneziana"

 
La sortita di Mestre del 27 ottobre 1848.

Mestre è stata sempre tradita, venduta, stuprata, devastata,

ma mai doma !!!

e Mestre non ha mai tradito !!!

e si era ricostruita, sempre, sempre più forte, perchè ha due cuori, uno antichissimo (quello del sito del castrum, l'attuale area del "vecchio Ospedale Umberto Primo", quello attualmente da reinventare ... ),

ed il cuore novecentenario del "Castelnuovo", della Torre di Mestre attorno al quale si era poi costruita e ricostruita la "piccola Versailles", coi suoi fiumi e canali, Mestre con 2 cuori "di terra" ma anche un po' d'acqua (che sono i due rami del suo fiume, nonchè i suoi approdi ed il rapporto con la laguna ...), cui dal '900 si è aggiunto il terzo cuore, Marghera, e poi in rete, della quale Mestre è "nodo principale", per tutti i piccoli e medi cuoricini (paesi, borghi, cittadine) da tutte le direzioni, "a ventaglio",

tutti in rete assieme alla terza città del Veneto (che è oggi Mestre con circa 181.000 abitanti ...),

questo è sempre stato, quel che sarà perchè è così nella natura dell'ambiente dei due diamanti, grande ed indebolito, e quello "ex piccolo" che fu devastato e sporcato e quasi cancellato. E che oggi è diventato grande, ancora "tutto sformato ed incasinato" al suo interno a causa delle devastazioni subite,

e che se continua a star così vicino e legato e soggiogato al "diamante grossissimo" (ma delicato, scalfito ed incrinato),

e se dovesse continuare così, a forza di continui colpi sbagliati a causa della "mala gestione", si può andare anche a rischio che "Mestre regge il colpo (ci è abituata), Venezia no!".

I due Diamanti devono star vicini ed aiutarsi, non tentare prevaricarsi uno sull'altro.

L'abbraccio diventa mortale proprio per Venezia !!!

Venezia permettendo la distruzione di Mestre, lasciando fare ed anzi spesso contribuendo con vari interessi alle devastazioni del dopoguerra, fregando Mestre, la sua bellezza, la sua storia, onore, urbanistica, cancellandone quasi completamente l'identità,

così facendo il grande diamante si è "fregato da solo" senza nemmeno rendersene conto.

Ai primi del '900 non si è resa conto che il "piccolo diamante", con tanti cuori, più è devastato ma più ancora è forte;

Venezia non si è resa conto che il piccolo diamante ha un cuore che si muove con tempi incompatibili a quello del grande diamante, e questo ha portato a colpi fortissimi che hanno fatto moltissime incrinature allo stanco cuore veneziano, che non può "andare coi tempi di terra", poichè lui - unico al mondo - ha "tempi d'acqua".

Perchè questo ha portato di conseguenza anche la devastazione del delicatissimo ambiente dell'acqua con cui batte il cuore di Venezia. Depredando e malgestendo, il territorio e la "casa altrui" che pensava di conoscere, ma non conosceva, ... Venezia si è autolesionata.

l'aggrapparsi al fiero, mai domo e mai traditore amico (Mestre), tradendolo ancora una volta (1917 e 1926) e poi contribuendone alla "nuova devastazione", causata da "mala gestione" nonchè da "male interpretazioni e visioni",

tutto ciò ha causato tantissime crepe (di varia entità) al delicato cuore del "grande diamante" veneziano dei tempi dell'acqua e che non può tenere il passo ai "tempi di terra".

Per quelli c'era Mestre, mai tradito, rimasta persino "piccolo diamante" perchè sapeva ben gestirsi, il cuore che batteva era quello dei mestrini, per Mestre e per il vicino (ma "quasi simbiotico" gemello "alter ego" Venezia) diamante d'acqua.

E Mestre sapeva gestirsi, per sè ed anche per il vicino "grande diamante".

L'aveva sempre fatto, avrebbe saputo continuare a farlo sicuramente meglio di come poi purtroppo è andata.

Per l'ennesima volta nella sua storia Mestre è stata devastata e stuprata per 40 anni dal dopoguerra (e dopo 35 aveva il tristissimo primato di soli 0,20 mq di "aree verdi" ogni abitante, ... lei Mestre, che era stata "la piccola Versailles"), ed il tutto cominciò proprio dal Parco Ponci, di cui di seguito si parla.

Parco Ponci che appunto rappresentava l'anima del "vivere" a Mestre, in una città bella (la "piccola Versailles") ed a "misura d'uomo".


Parco e villa Ponci, descrizione

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Mestre - panorama sul Parco Ponci (forse 1/4 del parco). La villa, il laghetto (doppio, sul grande fossato del "Castelnuovo di Mestre"), i ponti, i rii, alcuni vialetti (ecc.). Foto primi '900..

Già dall'ottocento (e forse prima), nel pieno centro di Mestre, e fino al primo dopoguerra (1948-49), vi era un vero e proprio "angolo di paradiso":

era il "Parco Ponci".

 
Villa Ponci a Mestre.

Un'area di 3 ettari, compresa tra la via San Girolamo (anch'essa poi tombata), la via Caneve (la via Giardino, che allora era parte del "Rio di San Girolamo", costituente uno dei confini del parco, verso nord) e la via Colombo fino al ponte, area confinante sui lati sud-est col fiume Marzenego - Ramo "delle Beccherie" (la via Pio X° ed il Piazzale Cialdini non esistevano, come pure la via Fapanni ...), fino quasi alla "calle del Sale", e confinante ad ovest con la "scuola De Amicis", formava il Parco Ponci.

Erano tre ettari (30.000 mq. !!!) di alberi secolari e ad alto fusto con tanto di laghetto, un laghetto attrezzato con piccole barche, così da permettere romantiche vogate in mezzo al verde.

 
Mestre, Parco Ponci. Particolare del giardino con le fontane e le statue, anni '30.

Sul lago si specchiava uno chalet in legno e pietra, nonchè la "villa Ponci".

Persino la casa cinematografica Scalera vi girò un film, tanto tale posto fosse bello e suggestivo.

 
Mestre - Parco Ponci: gita in barchetta nei laghetti, il ponticello, altri particolari, anni '30.

Il Parco Ponci era il vero cuore della città, dalla bellezza interiore che qualificava il centro cittadino nella sua parte ad est, era "a ridosso del recinto delle mura dell'antico Castello" e del suo fossato,

il parco era attraversato dal fiume cittadino nella confluenza dei due Rami "delle Beccherie" e "delle Muneghe",

 
Pianta dell'antico castello di Mestre. Si noti il "rio interno" al Castello, su via San Girolamo (con la chiesa), nonchè il grande fossato est (delle mura), la "antica Peschiera" cui parte formava il fiume interno al Parco Ponci. Nel disegno, bisogna immaginare il Parco Ponci in tutta (e più) l'area "in bianco" in basso a destra (ovvero dove sono la freccia "nord-sud" e lo scalimetro), con il confine nord comprendente il rio (che proseguiva fino al Ponte Colombo).
 
Mestre, Parco Ponci. Il romantico Chalet del parco, si rispecchiava sull'acqua.

l'area era a pochi metri delle due principali piazze "di terra e d'acqua" (Maggiore - poi Umberto I° e "Barche", denominata XXVII Ottobre con la "Colonna della Sortita", ultimo simbolo - in ordine temporale, tra i tanti - dell'Onore cittadino),

la città si era sviluppata ad est (aree da via Colombo, all'Osellino e fino a via Bissuola, la cui maggior via era "via Crispi" anche con l'omonima Piazzetta" di "snodo quartierale") integrandosi col Parco e le architetture cittadine preesistenti.

Tale posto di prestigio, era la Villa dell'illustre farmacista mestrino Ponci, di proprietà (1948) degli eredi Ponci.

 
Mestre, Villa Ponci nell'omonimo Parco. Diversa angolatura: i particolari architettonici della villa, il maestoso approdo acqueo, il laghetto antistante. Sullo sfondo si intravedono alcuni vialetti del Parco, e le maestose e variegate alberature.

Vista con gli occhi "di oggi", l'intera città di Mestre (e Terraferma) sarebbe dovuta essere interamente soggetta a "vincolo di tutela Storico-Pesagistico-Ambientale" e prevista un'espansione in armonia coi luoghi tutti e l'intorno. Questo si sarebbe dovuto prevedere, per la "piccola Versailles".

 
Mestre, Parco Ponci. Particolare dell'interno, anni '30. Le altalene, la fontanella, i percorsi interni.
 
Mestre - foto dal campanile di San Lorenzo. La città verso nord-est: la Torre, la vicina scuola De Amicis e le alberature di Parco Ponci. Sulla destra, al centro, l'edificio della Filanda. Segue il Marzenego, Ramo delle Muneghe, nella confluenza col "Ramo delle Beccherie" dove ad ovest (dietro la cima del Pino) si intravede il cancello coi capitelli, ovvero un'entrata al Parco Ponci, lungo la riva del fiume. Ad est il Ponte Colombo (1926) dove poco prima (nascosto) vi era l'accesso del "Rio di San Girolamo" con il viottolo sulla sponda frontistante (oggi diventato "via Giardino").

Ma invece, la città di Mestre, dopo essere stata inglobata nel Comune di Venezia nel 1926, dopo essere stata espropriata tuffaldinamente di Marghera nel 1917, ovvero dello sviluppo industriale e cittadino, esproprio forzoso (e "a tradimento") realizzato dal Conte Volpi di Misurata presidente di SADE (quella che poi, sempre per danaro, provocò il "disastro del Vajont" ....) & "Combricola" (il presidente del Consiglio Paolo Boselli - veneziano, ed il sindaco di Venezia Filippo Grimani),

 
Mestre, Parco Ponci: particolare del parco. Settembre 1933.

Mestre visse nuovamente l'autonomia amministrativa per 10 giorni immediatamente dopo la Liberazione (1 maggio 1945 con a sindaco Ugo Vallenari), ma fu poi reinglobata (tramite Decreto Prefettizio, nuovamente "in nome del Re") nell'amministrazione della città di Venezia.

Amministrazione del Comune di Venezia dove nel Consiglio Comunale, Giunta, ecc., la quasi totalità dei partecipanti era veneziana ..., ed alle elezioni del dopoguerra (1946) vinse la giunta social-comunista, capeggiata da Giobatta Gianquinto.

Tale amministrazione, prometteva agli eredi Ponci l'erezione di una statua in ricordo dell'illustre farmacista che tra l'altro era molto conosciuto, per aver anche prodotto un efficace lassativo.

Ed offrì una cifra ridicola, circa 4-500 mila lire (cifra che, rivalutata ad oggi, è stimabie intorno ai 20-30.000 euro, quello che attualmente - 2013 - è il prezzo di un garage in centro) per rilevare l'intero appezzamento del Parco, villa compresa.

La famiglia Ponci rifiutò, ovviamente.

 
Il Rio di San Girolamo (dalla via) verso il Parco Ponci (poi interrato e costituente la "via Giardino").

Ma gli occhi della speculazione (devastatrice ed ignorante), erano ormai caduti su Mestre. E già da un pezzo.

File:Medaglia Mestre 1898 recto.gif
recto (ricostruz. fotografica dell'originale) dell' XI^ medaglia d'oro come "Benemerita del Risorgimento nazionale" (13 novembre 1898) rilasciata alla città di Mestre.
File:Medaglia Mestre 1898 verso.jpg
verso (ricostruzione)

E nessuno, nella piccola (pluridecorata) cittadina XI^ Medaglia d'oro al Valor Risorgimentale (1898, la medaglia d'oro fu istituita dal Re Umberto I° come distintivo d'onore alle città ..." in ricompensa del valore dimostrato dalla cittadinanza alla presa del forte di Marghera la notte del 22 marzo 1848 e nella sortita di Marghera del 27 ottobre successivo ..."),

nella "piccola Versailles", nessuno sapeva cosa fossero "le mani sulla città", e nessuno era in grado di immaginare o contrastare quel che sarebbe successo.

La prima "avvisaglia" avvenne nel 1935, proprio quando "il simbolo dell'onore" della città, fu beatamente donato dal Podestà di Venezia "alla Patria" (città di Venezia che tale onore, comunque, non aveva ...).

Infatti il "signor" Mario Alverà, ai fini di donare "oro alla Patria" per la famosissima campagna Mussoliniana, decise di donare alcune medaglie appartenenti all'ex Comune di Mestre, considerato e rappresentato nemmeno come "frazione amministrativa", al suo veder "insignificante" (rispetto al blasone ed autoblasone della Repubblica Veneziana del Comune di Venezia che questi amministrava), tenendo però ben strette tutte le medaglie e valori veneziani.

 
Sortita di Mestre, via delle Muneghe (poi via Alessandro Poerio). Particolare combattimenti sulla via e sul Ponte della Campana del 27 ottobre 1848.

Della medaglia mestrina fu fatto un calco e poi una "cattiva copia", forse in ottone, che (dopo lunghe "battaglie di alcuni") tornò ad essere appesa al gonfalone della città. Gonfalone della città che a sua volta era scomparso per un lunghissimo periodo (dal dopoguerra agli anni '80) e fu poi rifatto e donato da alcuni cittadini, all'amministrazione.

Nel 2011-12 tale medaglia fu inviata al "restauro" (aveva "l'appiccicagnolo" fessurato), onde poi poter essere riappesa al Gonfalone della città.

File:Mestre - Sindaco Orsoni riappende XI^medaglia al Valor Risorgimentale (copia restaurata) al Gonfalone della città - 22 aprile 2013.jpg
Mestre - 22 aprile 2013: il sindaco (di Venezia) Giorgio Orsoni riappende al Gonfalone della Città la XI^ Medaglia d'oro al Valor Risorgimentale (copia restaurata).

Il lunedi 22 aprile 2013 alle 18,00 prima della seduta del Consiglio Comunale, nel Municipio di Mestre,

tramite cerimonia informale (partecipazione della sola "legione d'onore" della Polizia Municipale)

il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni riappendeva al Gonfalone di Mestre la medaglia restaurata.

Gianni Ferruzzi (del Centro Studi Storici di Mestre) e Stefano Zabeo (dell'associazione Valdemare) ricordavano con i loro discorsi i presentazione, il risorgimento mestrino ed i motivi della medaglia.

E, tornando al 1935 ...

Già il poter mettere tranquillamente mano sui simboli, dell'onore (altrui), per i valori monetari immediati, è particolarmente significativo di "un modo di fare e sentire" verso la città di Mestre. E nessuna delle altre 26 città premiate con tale medaglia, la donò alla Patria.

Quella di Mestre, fu donata da altri (amministratori veneziani), in nome di Mestre, e senza nemmeno "chiederlo a nessuno".

Era "scontato" (nella mente degli autori) che ciò si potesse fare (come pure quello che avvenne poi a Mestre).


Situazione amministrativo - Urbanistica di Mestre

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Mestre, Corso del Popolo visto dal cavalcaferrovia, anni '30. Non c'è nulla, solo il filobus e qualche casetta ... Sullo sfondo si intravede sulla sinistra la città con la Torre. Si osservi l'incredibile sfondo rappresentato dall'estensione delle alberature del Parco Ponci, al centro della foto proprio sul finire visivo del Corso stesso. Proseguendo verso sinistra, dal Parco Ponci alla sagoma della "Scuola de Amicis" alla vicina Torre, al campanile di San Lorenzo, alle alberature della via Cappuccina, alle "case dei ferrovieri" nei pressi della stazione (vie Dante e Sernaglia).

Il previsto Piano Regolatore Generale di Mestre del 1937 (rimase "d'indirizzo", ma non approvato) prevedeva lo sviluppo della città nella zona dove attualmente è il viale San Marco, zona compresa tra il Canal Salso ed il canale Osellino, l'espansione della zona a sud, verso la Stazione Ferroviaria e Marghera (quindi tra le vie Piave e Cappuccina - con le "Case dei Ferrovieri" ed il Corso del Popolo e poco altro, oltrechè il mantenimento di tutta Mestre (com'era) con un'eventuale adeguamento degli edifici esistenti (compatibilmente con le zone - ecc., con eventuale sopraelevazione di un piano mantenendo le caratteristiche architettoniche e culturali della città.

Questo era il senso della città, dell'architettura, urbanistica nel Comune autonomo di Mestre.

L'ultima opera del Comune di Mestre, del sindaco Paolino Piovesana nel 1925, era stata il Restauro del Palazzetto della Provvederia con l'apposizione della bella lampada "del Grifone" (lampada col particolare vetro color azzurro-blu), Grifone anch'esso simbolo cittadino e che appare anche negli affreschi della sottostante Loggia e vicina cancellata del "capitello della Madonna", nel sottoscala dello stesso Palazzo della Provvederia.

Ma eravamo ormai nel 1949, il Piano Regolatore di Mestre non era stato approvato, l'amministrazione comunale era veneziana, e nonostante l'illuminata Legge Urbanistica del 1942 impedisse la speculazione edilizia, salvaguardava le città (poichè, in mancanza di P.R.G. bloccava le nuove aree di espansione, e le lottizzazioni "abusive"), ma vi fu poi nel dopoguerra il Decreto (...) che sospendeva tali norme di tutela storico-urbanistica delle città, rinviando (in mancanza di PRG approvato) ai "Piani di Ricostruzione" che comunque di fatto non erano altro che "degli Allegati" ai "Regolamenti Edilizi".

Il Prg di Mestre del 1934 prevedeva però degli indirizzi nefasti, che furono poi purtroppo "ben attuati" in quanto toglieva ogni digità a Mestre, relegadola al (falso) "è e dovrà sempre restare un sobborgo di Venezia":

Giudizio conclusivo della Commissione edilizia comunale sulla proposta di Piano Regolatore per la città di Mestre nelle parole del suo presidente, Guido Sullam (19 febbraio 1934):

"Conservato entro un anello viario di sollievo e difesa il vecchio nucleo, non molto dissimile per mole esser dovrebbe quanto si andrà a costruire, intramezzato da larghi viali alberati, che incontrandosi in speciali centri garbatamente e in adeguato modo disposti, permettano anche al grande traffico di permearsi e diffondersi al centro, dai grandi anelli o dalle arterie che il traffico apportano dal territorio o in esso lo convogliano. Ed ancora misurate piazze, poste in luoghi opportuni o per esigenze di vita (smistamenti, mercati etc.) o per la sosta ed il ristoro, concorrendo a questo i parchi esistenti, che già nell'attuale progetto si pensa di render pubblici ed altri creandone dove fosse già qualche aggruppamento di vecchie piante o in punti pittoreschi lungo le rive dei corsi d'acqua che solcano Mestre. Sicchè la nuova città avesse soli aspetto, carattere ed essenza residenziale, limitata e più che altro servisse a comodo alloggio a chi occupazione ha nel porto o da esso per ragion d'ufficio troppo non potesse distaccarsi o a chi abitando nel vecchio centro d'acqua e di monumentali pietre, trovar volesse temporaneo ristoro e svago nelle frequenze della verzura e nel movimento che nella città d'acqua e di pietra non si hanno. Così Mestre dovrebbe sorgere: conservato e rinobilitato l'antico e migliorato ciò che fu recentemente costruito, non agglomerato, ma ameno e con dignità di forma quanto dovrà costruirsi, si da esser ausilio e ristoro e non depauperameto prima e causa poi dell'annullamento di Venezia, della quale bisoga tener ben presente che Mestre è e dovrà sempre restare un semplice sobborgo".

 
Mestre via Poerio. Sulla cartolina è indicata ancora "via Monache" per il convento che si affaccia sulla via. Il fiume è appunto il Marzenego, "Ramo delle Muneghe" (in piena). La via è stata poi ribattezzata "Alessandro Poerio" in onore allo stoico combattente ivi ferito nella famosa Sortita di Mestre del 27 ottobre 1948 (e deceduto il 03 novembre).

Nel caso di Mestre, nel "Regolamento Edilizio" le planimetrie di riferimento erano delle semplici mappe catastali della città (scala 1:2000), dove eran disegnati sopra in rosso i confini dei lotti sulle strade "in ampliamento" (centro cittadino), qualche "nuova strada" e null'altro (ed in tale modo, per ampliare la via Poerio, fu tombato nel 1953 il fiume Marzenego, Ramo delle Muneghe, e poi ancora la "Piazza Barche - XXVII ottobre", il Canal Salso (più volte) e tutto il resto ... ).

Pertanto si rinviava al "Regolamento d'Igiene" che come norma edilizia prevedeva solamente un massimo rapporto tra "superficie coperta" e "superficie totale" del lotto pari ad 1/2 (un mezzo), e praticamente senza limiti d'altezza degli edifici.

E per i confini, le norme del Codice Civile prevedevano l'edificazione "in aderenza" oppure a 1,5 metri dal confine od anche massimo 3 metri totali, anche per le distanze tra i fabbricati (poi, dal 1962 con il P.R.G. Generale, che non tutelava alcun edificio o zona od altro, le distanze furono 3 + 3 metri o "in aderenza").

Nessun disegno e/o nessuna previsione o progettazione su tutte le restanti zone di Mestre.

Qualsiasi appezzamento, piccolo o grande che fosse, poteva venire "lottizzato" e diventava "automaticamente edificabile". Questo successe da allora, negli anni '50 e poi soprattutto 60 e primi anni '70 (anche col P.R.G. del 1962, che non faceva altro che individuare i parametri per le "cubature massime previste", in ragione al suolo). Ed anche purtroppo fino ad oggi.

Cosa successe a Parco Ponci

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Mestre - foto dal campanile di San Lorenzo. La città verso nord-est: la Torre, la vicina scuola De Amicis e le alberature di Parco Ponci. Sulla destra, al centro, l'edificio della Filanda. Segue il Marzenego, Ramo delle Muneghe, nella confluenza col "Ramo delle Beccherie" dove ad ovest (dietro la cima del Pino) si intravede un'entrata al Parco Ponci, lungo la riva del fiume. Ad est il Ponte Colombo (1926) e poco prima l'accesso del "Rio del Parco" e la stradina sulla sponda frontistante (oggi "via Giardino").

A Mestre, nella "piccola Versailles", la devastazione (con spoliazione di memoria, nonchè identità cittadina) il "sacco di Mestre" cominciò ovviamente dal suo cuore, dalla bellezza interiore che qualificava il centro cittadino, dal Parco Ponci.

Il famosissimo film di Francesco Rosi (1963) "Le mani sulla città" può dare solo una piccola idea di cosa fu fatto a Mestre città e suo territorio, a partire dal "Parco Ponci".

File:Mestre - Planimetria catastale del contesto di intervento del Parco Ponci, firmata dal geom Ugo Argenta, sia come procuratore per conto dei proprietari, sia come progettista.jpg
Mestre, area del Parco Ponci con il progetto del geom. Argenta, attraverso il quale vendette "sulla carta" le promesse villette ai truffati acquirenti.

Ed il tutto era cominciato con (gli ennesimi) 2 tradimenti veneziani del 1917 e 1926 che avevano reso Mestre "un nulla amministrativo" ed imponendogli come garante e gestore amministrativo un delicato "diamante d'acqua", strabico (e pieno anche di "inutile boria") nonchè predatore.

 
Il Palazzo Podestarile, Municipio di Mestre (fino al 1926 e nel 1945). Sul retro si affacciano le finestre su via San Girolamo, ed il Parco Ponci

Quindi, torniamo agli anni 1947-48, con gli eredi Ponci che rifiutano la "ridicola e paradossale" offerta del comune, per l'intera area.

Un certo geom. Ugo Argenta nel 1948 raggirò la famiglia Ponci facendosi nominare amministratore unico dei beni. In tal modo, prometteva che in tempi brevissimi avrebbe ottenuto che tutta l'area divenisse edificabile.

File:Mestre - pianta catastale Parco Ponci.jpg
La pianta catastale del Parco Ponci, col progetto per renderla edificabile e tutti i dati relativi (1950). si noti la nuova strada (via Pio X°), e le caratteristiche dell'edificato previsto "fuoriscala" e "palazzinaro" (zona intensiva, h. 20 mt.). Il triangolino contornato in blu, confinante col rio, con la di sfondo pianta dello "chalet", comprende l'area dove a nord-est fu edificata la "scuola Vecelio" ed a sud-ovest realizzato il giardino della stessa. L'area verso nord-ovest sarà il piazzale a mercato.
 
Mestre, fine anni '50: da uno dei palazzi costruiti sul sito del Parco (via Pio X°) al "retro" il rimanente piazzale (attualmente a mercato bisettimanale - mercoledi e venerdi), e sulla destra la parte confinante dove verrà edificata la scuola elementare "Tiziano Vecelio". La strada da est al piazzale, è creata sul sito del "Rio del Parco", che proseguiva fino a tutta la via San Girolamo fino alla "via Parco Ponci" ed al giardino della De Amicis (rio interno ed esterno al Castello). Nella parte in basso alla foto, verrà scoperto alla fine anni '90 il "Torricino" ("Torresin" in dialetto) sul quale letto del fossato era il canale del Parco Ponci. In mezzo alla foto sulla destra, i vecchi edifici confinanti col Rio del Parco (verranno sostituiti da altri "casermoni"), e la via Caneve (e sulla quale svetta all'angolo il mastodontico "nuovo che avanza" di 7 piani più magazzini). Sullo sfondo a destra, la speculazione edilizia che avanza, "il sacco di Mestre" della città che proseguirà negli anni '60, '70 '80 ed oltre.

L'anima del "guadagno facile" unita alla malsana idea del "città nuova che avanza", aveva preso il sopravvento.

Il geom. Argenta pertanto fece progettare ad un architetto "una specie di villaggio polinesiano" che fu pubblicizzato persino tramite l'acquisto di una pagina de "Il Gazzettino" nella quale si pubblicizzava la vendita delle villette.

In tal modo riuscì persino a vendere tali villette (ovviamente mai costuite) "sulla carta" a circa una ventina di truffati (oltre la famiglia Ponci). Coi congrui anticipi incassati, il geom. Argenta scappò indisturbato in Venezuela e condusse poi una vita agiata.

Per ultima "chicca" tale losco personaggio una notte, chiamando appositamente un plotone di taglialegna dal Friuli, fece radere completamente al suolo l'intero Parco Ponci ed i suoi alberi secolari, ed in tal modo ricavò anche un aggiuntivo cospicuo gruzolo dalla vendita dei legnami delle centinaia di alberi abbattuti.

L'incredibile è "che nessuno si accorse di nulla", gli uffici comunali che avevano le finestre che si affacciavano proprio sulla via San Girolamo e su tutta l'area del Parco Ponci, non si accorsero di nulla, l'amministrazione "fece finta di nulla" e non intervenne.

Poi, alle successive elezioni del 1951, alla Giunta social-comunista di Giobatta Gianquinto succedette quella democristiana di Angelo Spano.

Vi fu quindi un accordo tra il Comune e la proprietà truffata.

 
Mestre: foto dal Viale San Marco a via Pio X°: tutto il sito edificato era il Parco Ponci. Il grande ponte non c'era, la strada sulla destra era il "Rio del Parco" (oggi "via del Giardino"), le alberature del Parco eran alte 20 e più metri, come i casermoni costruitivi. Gli alberi sullo sfondo, unica area a verde rimasta del Parco (il giardino riassegnato alla De Amicis, poi "Parco Luigi Brunello"), fu edificata nel 2009 persino estirpando e demolendo le "pietre della memoria", ovvero le fondazioni e tracce delle mura del Castello e dell'antica Peschiera di Mestre (che in qualsiasi altra città, con qualsiasi altra Sovrintendenza ai Monumenti, sarebbero state invece tutelate ...), e lo scempio fu eseguito onde poter comodamente costruire i 2 piani dei garages sotterranei !!! (che si potevano invece "monetizzare" oppure realizzare altrove).
 
Mestre: Marzenego (Rio_delle_Beccherie) con sponda sopravanzata e Palazzo di Linassi, vista verso l'ex Parco Ponci. - Si notino i tubi delle fognature a scarico aperto sul fiume canalizzato con sponde cementate. - anni '70.
File:Mestre - Ponte Colombo e l'edificato su Parco Ponci - anni '70.jpg
Mestre - Ponte Colombo, il fiume, la via Pio X° e la via Giardino e l'edificato su Parco Ponci - anni '70.

Metà del Parco Ponci diveniva edificabile, mentre l'altra metà veniva regalata al comune che interrava tutta l'area (ed anche la Via San Girolamo, ecc.) e ne asfaltava la parte attualmente "a mercato bisettimanale" (mercoledi e venerdi) o altrimenti parcheggio, e l'altra parte vi edificava la Scuola elementare "Tiziano Vecelio".

Nella metà dell'area che divenne edificabile, furono quindi create la "via Pio X°" (anche creata usufruendo di gran parte del cortile nord della "scuola De Amicis") nonchè la "via Fapanni" ottenendo così la città di Mestre gli "splendidi" attuali anonimi casermoni fuoriscala, che però arricchirono parecchi "amici".

Il tutto, bencondito dalle fogne, che venivano fatte scaricare sul Marzenego, che passava così da "oasi", "da film romantico", a cloaca.

Fatto questo, voleva dire che a Mestre era (e fu, purtroppo) permesso tutto. E lo fecero, ma veramente.

File:Mestre - Marzenego (Rio delle Beccherie) su Calle del Sale.jpg
Mestre, Marzenego - Rio delle Beccherie. L'edificio sul fiume, tra la Calle del sale e la via della Torre. Dagli anni '50 ai primi 2000 la vista dell'arco sarà coperta dal ponte pedonale in travi di cemento.

Nella Riviera Magellano il Marzenego, ramo Osellino (o "delle Beccherie") la sponda nord fu sopravanzata sul letto del fiume "dai 2 ai 4 metri" ed fiume ristretto di altrettanto (per la comodità di costruzione del vicino edificio di Linassi), con un "bel" ponte in cemento prefabbricato (come quello di via Fapanni, poi parzialmente "abbellito" alla fine anni '90) all'uscita di "via della Torre" che copriva il vicino arco dell'edificio sull'acqua,

nonchè le precedenti sponde verdi alberate divennero invece "murate canalate in cemento" con in bella vista dappertutto, vicini e lontani e con tubazioni di vario diametro (e particolare bruttura), gli scarichi fognari degli edifici, che avvenivano in bella vista (e felici odori) direttamente sul fiume "a fontana" e a "cascata" (di merda!!!).

Quella che era stata "la piccola Versailles" era stata fatta diventare "la vera città di merda, con le cascate e fontane di merda". Questo fu fatto a Mestre, e si continuò così, imperterriti su tutta la città, per 40 anni.

Anche i mestrini, cominciavano a "cagare in acqua" (come i veneziani avevan sempre fatto, a casa loro ... le fogne a Venezia scaricavano e scaricano tutte nei rii, ovviamente), rovinando così anche i mestrini il loro fiume nonchè la Laguna.

 
Mestre - dal campanile - vista verso est il Marzenego, Ramo delle Muneghe da via Poerio al Ponte Colombo. la Via e Piazzetta Allegri, con le 2 fontanelle ed il ponte su Piazzetta XXII marzo, con il vicino COIN (edificio centrale nella foto), la retrostante piazza Barche ecc. in alto, sulla sinistra, le alberature di Parco Ponci.
File:Mestre - fntana ex piazzetta Allegri.jpg
La "fontanella ottagonale quadrigetto in graniglia bianca" (1926), unica superstite di Piazzetta Allegri, nei depositi comunali, tra le cianfrusaglie.


La restante area ad est (da via Fapanni), la cosiddetta "area Miotto" - prospicente la confluenza del "Ramo delle Muneghe", fu invece lasciata abbandonata per 30 anni, poichè parte era usata a gasomentro (ancor ora) e l'altra usata anche "a deposito di cantiere", semirecintata.

il Comune poi negli "anni '90" vi ha spostato il "mercato giornalierio del pesce e frutta" che fin dai primi del '900 stazionava nella "Via e Piazzetta Allegri".

Nella Via e Piazzetta Allegri erano disposte anche le due "fontanelle ottagonali in graniglia bianca" realizzate nel 1926 (assieme al "ponte Colombo", dello stesso materiale ed agli edifici "Ater" di via Spalti - anch'essi con le rifiniture in "graniglia bianca"), che furono dapprima malamente asportate (una fu tutta sconquassata e se ne persero persino le tracce dei resti) e poi la superstite lasciata "marcire" nei depositi comunali in attesa della ricollocazione non ancora avvenuta (dopo vent'anni).


L'ultimo verde di Parco Ponci, l'antica Peschiera e la Torre

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Mestre, 1960: costruzione edificio "Tessar" in aderenza a "CEL-ANA" a ridosso della Torre Civica.
 
la Torre di Mestre, liberata dall'edificio "Cel-Ana". La parte inferiore, quella ancora "deturpata" era coperta dall'edificio confinante demolito.
 
Mestre: Edificio (e negozio) CEL - ANA (Celmanti Anacleto). - anni '70.

Non ultima, negli anni recenti, con il "P.I.R.U.E.A. della Torre di Mestre", anche tutta l'altra parte est del cortile della scuola De Amicis (che era la parte rimanente di Parco Ponci, riassegnata appunto alla scuola in cambio del cortile nord, usato per fare la strada "via Pio X"), cortile che nel frattempo era diventato "parco - giardino pubblico" ed intitolato a "Luigi Brunello" (che fu presidente del Centro Studi Storici di Mestre), veniva barattato dall'amministrazione comunale (2006) per la realizzazione dell'ultima speculazione delle "imprese Marinese e Pio Guaraldo" (lavori sospesi incompuiti nel 2013, causa fallimento e crisi del mercato imobiliare).

Tale impresa (che - tra l'altro - incarica il progettista anche per la parte "pubblica" dell'intervento) che, sempre in via Pio X°, progetta e realizza un edificio sul sito dell'antica Peschiera di Mestre (e sito della restante ultima porzioncina del Parco Ponci) [1].

Con la realizzazione dell'edificio descritto, sono state estirpante (anzichè tutelate) le "pietre della memoria" delle fondazioni di tali manufatti (Antica Peschiera e vicini), il tutto a favore della realizzazione dei garages sotterranei (due piani) dell'edificio costruendo [2]] e [3].

Il "PIRUEA della Torre" fu redatto onde ottenere "a costo zero" l'acquisto e la successiva demolizione dell'edificio "CEL-ANA", realizzato nel 1962 a ridosso (e deturpamento) della Torre Civica rimasta quale principale simbolo, anche identificativo, della città e dei Mestrini.

Infatti la torre è sopravvissuta oltre 900 anni a ripetuti e continui sfregi alla città, alle devastazioni, agli incendi ... (era però un po' difficile incendiare una torre in pietra e mattoni, con murature dello spessore di 1,5 metri ... se anche bruciavano i solai intermedi, questi venivano poi sostituiti ....).



La antica Peschiera e la Torre delle Zigogne, il "buco della Memoria"

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Mestre, foto (primi '900, probabilmente anni '30) della "scuola De Amicis" con il grande giardino nord e sullo sfondo parte del grande Parco Ponci, si intravede pure la Villa in fondo, sulla sinistra.
File:Mestre - SI SCAVA L'ANTICA PESCHIERA, DOVE ORA SORGE IL NUOVO PALAZZO 1.jpg
Mestre: si scava l'antica Peschiera nell'ultimo pezzo di Parco Ponci. L'antica Peschiera era quantomeno seicentesca (o forse precedente) e gli archeologi sostenevano aver anche trovato i resti di uno scivolo di epoca romana, così come di tale periodo sembravano anche addirittura essere le fondazioni dell'antico torricino sulla sinistra della foto. Il tutto è stato poi rimosso a colpi di ruspa, col beneplacito della Sovrintendenza aii Monumenti (che avrebbe invece dovuto invece tutelare tali resti ed approfondire gli studi, ecc.), "governata" per Mestre da un Perito Edile ed un Geometra.
 
Mestre, Parco Ponci: particolare del parco. Settembre 1933.
File:Le fondazioni dell'antica Peschiera di Mestre (sec. XII° e seg.) - particolare - anno 2009.jpg
Mestre: le fondazioni dell'antica Peschiera, nell'ultimo pezzo di Parco Ponci - particolare. L'antica Peschiera era quantomeno seicentesca (o forse precedente) e gli archeologi sostenevano aver anche trovato i resti di uno scivolo di epoca romana, così come di tale periodo sembravano anche addirittura essere le fondazioni dell'antico torricino. Lo scivolo dovrebbe essere quello visibile dal "centro" del torricino, a scendere sulla riva esterna, la "fila" di grosse pietre. Oppure, in seconda ipotesi, la gradonata laterale, sulla sinistra della foto.

ed i manufatti precedenti, probab. epoca romana rimossi ...


Ed ancora, l'onore, identità (anche bandiera) e persino "i luoghi sacri comuni" villipesi e soggiogati al potere

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Ed ancora, spregio nello spregio,

persino nel nome apposto alla Piazzetta realizzata frontistante la Torre, nel luogo simbolo della città,

il nome appostovi non è stato un nome illustre mestrino, un nome "super partes" come consuetudinamente (in tutto il mondo) avviene, ovvero il nome di un artista oppure nome legato al luogo (artisti mestrini candidati ... vari, tra i quali Alberto Viani, ecc., mentre per il luogo vi era "dell'orologio" oppure "dei Collalto", Conti di Collalto che eressero la Torre nel 1108),

ma invece, su proposta di sindaco veneziano (appena insediato, 2010, e che capisce ben poco di Mestre, se non nulla ..., e che continua perl'appunto a vedere Mestre in modo strabico, con la mentalità veneziana ....),

tale piazzetta, con "operazione in deroga" (in quanto la legge prevede per l'appunto almeno 10 anni dalla scomparsa, per l'intitolazione, non "a caso") è stata intitolata ad un "non mestrino" (nato a Ruvo di Puglia e cresciuto a Noale), uomo di parte (P.C.I. e poi P.D.S. e DS, deceduto nel 2006) che era stato vicesindaco di Venezia (1975-83) e che per Mestre (e con Mestre) "non centrava nulla", poichè poi anche Parlamentare a Roma per molte legislature (1972-1994), e che tornato a Mestre si era occupato dell'Aeroporto di Venezia (e null'altro, per la città).

Tale Piazzetta, è stata infatti intitolata a Gianni Pellicani, in barba ai mestrini,

operazione in deroga avallata dall'assessora alla Cultura (o cul-coltura ???) Tiziana Agostini (ex socialista, poi PDS e DS ovvero lo stesso partito del nominato Pellicani), presidente della commissione esaminatrice (formata tutta da esponenti consenzienti e "soldatini" oltrechè felici rappresentanti nominati dal "loro partito" ...), con l'apposizione del "cappello d'onore" del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che era un amico del defunto Pellicani

(altro onore non c'era: si è voluto dare l'onore del luogo simbolo di Mestre, oltretutto confondendolo col "cappello dell'onore" di una carica istituzionale di massima garanzia, ma che interveniva "in forma privata, per un amico defunto", ad un politico comunque di parte e della stessa parte politica "al potere" della città ed anche in tutti gli "organi di controllo" chiamati alla garanzia .... qualche conflitto di potere, od interesse, anzichè onore, appare chiaro ....).

Questa è l'ennesima villania alla Città di Mestre !

Il Luogo simbolo di Mestre, ancora una volta usurpato per interessi "di parte".

Ed infatti, l'ex sindaco Massimo Cacciari che aveva eseguito l'operazione della "nuova piazzetta", il giorno dell'inaugurazione, non è salito sul palco e nemmeno è stato nelle vicinanze del "drappello d'onore" ma è rimasto mischiato alla folla, nella frontistante via Palazzo.

Ben altri luoghi avrebbero potuto esser dedicati a Pellicani, se proprio si voleva farlo, ve ne erano tanti altri, sicuramente non il luogo simbolo della città di Mestre !!!


Ed ultima, ad immancabile segno del giogo e "cancellazione culturale di Mestre da parte di Venezia", sulle 3 alte aste portabandiera della piazzetta,

File:Mestre - Torre e piazzetta con le bandiere Europea, Italiana e ... veneziana, la più grande !.jpg
la Torre di Mestre, e le bandiere nella Piazzetta: Europea, Italiana e .... veneziana, la più grande !!! (anzichè di Mestre).

su due giustamente sventolano le bandiere Italiana (al centro), ed Europea (a sx da via Palazzo)

e poi la terza, la bandiera della città,

non è la bandiera della città di Mestre ovvero i due stemmi:

dapprima l'originario identificativo medievale C.M. - Communitas Mestrensis - biancorosso, e poi quello sostituitole "onorifico" bianco-azzurro M.F. - migliormente col grifone intramezzo ai 2 simboli scudati e coronati (così come esattamente sono rappresentati anche nella facciata del Municipio di Mestre, al primo piano, ai lati del grande finestrone centrale col terrazzo ed i portabandiere),

sul terzo pennone quella che sventola non è la bandiera della città di Mestre (come avviene in tutte le parti del mondo e d'Italia, ancorchè frazioni !!!),

ma sventola a tutta bandiera (e la più grande) il Leone Marciano Veneziano.


Ed ancora:

persino in ogni atto amministrativo fatto ed eseguito a Mestre ed in tutta "la terraferma" (terraferma ovvero Carpenedo, Favaro e Trivignano nonchè Marghera, che sin dal 1806-10 faceva parte del comune di Mestre, ....),

tale atto amministrativo riporta il logo (e spesso nome) "città di Venezia",

anzichè (nel caso) quello del comune amministrativo (il Comune ha logo diverso dalla città di Venezia), ed il Comune - invece del proprio - ha assunto per tutto il territorio un unico simbolo di una delle 2 città, cancellando così quello di Mestre, unico altro egualmente titolato al simbolo.

L'unica possibile altra opzione da adottare per il "comune di Venezia" (oltre al proprio logo, e non sostituire il proprio logo con quello di una sola parte, come sta invece facendo attualmente), poichè amministra le due città di Mestre e di Venezia,

è adottare dapprima il "logo comune" del "comune di Venezia" e poi affiancandovi il logo della città a cui si riferisce o viene emesso l'atto e quindi:

per Venezia e isole (ovvero tutta la "città d'acqua" coi confini ante 1917 e 1926) il logo "città di Venezia",

e per Mestre e tutta la "terraferma" il logo della "città di Mestre".

questo dovrebbe fare una seria amministrazione comune,

il fatto che invece anche sul logo e sul simbolo, si sostituisca allo stemma del Comune il logo di una sola parte (la città di Venezia), cancellando l'identità dell'altra persino "su tutto", e senza nemmeno porsi il dubbio quanto ciò sia lecito o meno,

la spiega assai lunga sul modo di fare e di pensare "veneziano" e dell'amministrazione veneziana nei confronti di Mestre.



A Manfredo Tafuri (ed a tutto quanto ho imparato ad Architettura),

Tafuri mio professore allo I.U.A.V., che attraverso le sue lezioni e preziosissimi seminari mi ha formato.

Addirittura, nonostante avessi già sostenuto il suo esame (il mio primo 30 e lode, che fu un onore ...), per anni anche lasciavo altre lezioni (in moltissimi eravamo, a "rifrequentare i suoi corsi per passione" ...), pur di presenziare alle sue bellissime ed uniche lezioni (di cui anticipatamente pubblicava i calendari coi titoli, lezioni in aule strapiene, gente anche nei corridoi ...).

E Tramite il corso "Giuliano da Sangallo-Sansovino" (i due precedenti, e molto altro, tra cui il suo seminario e lezione contro l'EXPO di Venezia ... ed altri corsi ...), Manfredo mi ha fatto culturalmente capire appieno la questione di Venezia su tutte le sue forme e modi,

e ciò mi ha permesso di "inventare" la presente "Allegoria del Diamante". Che mi è venuta quasi "di getto", finche la scrivevo.

E grazie a Gregoria Brusoni, mia fantastica (e con me giustamente severa ...) maestra delle elementari, veneziana purosangue, che mi ha fatto conoscere benissimo la storia ed il mito di Venezia, l'automito e "fierezza" e me l'ha fatto sentire e provare e quindi capire.

Ma io vivevo a Mestre, di genitori cresciuti a Mestre,

si, Venezia stupenda, fantastica, tutto quello che vuoi .... ma ...

io ero nato e vivevo a Mestre.

e non sentivo mia tutta questa cosa, l'avevo provata,

il sentirsi di "una bella città", unica al mondo, ecc. ecc. ecc.,

ma non la sentivo mia, appieno.

Poi scopersi, più grande, che la mia città aveva una storia, un castello, ed i racconti dei miei genitori che mi dicevano che Mestre era bellissima e ci si viveva molto bene. E non capivo.

Ho ricostruito la mia identità di mestrino, con molta fatica, poichè "vivevo in una città di merda" ed orrenda (la più merdosa di tutte!!!), impossibile da amare.

E non capivo, non sapevo, la storia e l'identità di Mestre era stata cancellata.

A 14 anni l'identità che stavo riscoprendo a fatica, esplose grazie alla Pallacanestro, al Basket Mestre. Almeno in una cosa (unica sola cosa, gli altri invece eran tutti record negativi), la mia città primeggiava: era in serie A.

Avevo un motivo di orgoglio e fierezza, l'unica fierezza che potevo avere "nell'essere mestrino" (tutte le altre, mi erano state cancellate!).

Ed era così per tutti i mestrini.

Ma questa, è un'altra storia ...


.

per Mestre, Scipione3

  • [[4]] Post n°9 pubblicato il 08 Gennaio 2008, Post n°8 pubblicato il 07 Gennaio 2008
  • [[5]] Post n°3 pubblicato il 06 Dicembre 2006 (Parco Ponci)

vedi anche: Relazioni alle Varianti PRG di Mestre (dal 1980): Piano Particolareggiato Piazza Ferretto, Variante Tecnica (1993), Variante al Centro Storico di Mestre (1994-97), Variante al PRG dei Centri storici minori della Terraferma (1998), Variante alla casa (1995-98), Variante Generale (2004).

sulle leggi urbanistiche in Italia (ecc.) vedi: "G. Ferracuti - M. Marcelloni, La casa, Einaudi 1982".

sulla "problematica territoriale dello sviluppo italiano": "A. Bagnasco, Tre Italie, Il Mulino 1977".

Collegamenti esterni

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