Azienda carboni italiani

L'Azienda carboni italiani (A.Ca.I.) fu costituita il 28 luglio 1935, con R.D.L. n. 1406[1], e cessò la sua attività il 28 febbraio 1957. Fu un'azienda pubblica statale che controllava la produzione del combustibile fossile in Italia, soprattutto nel periodo dell'autarchia.

Azienda carboni italiani (A.Ca.I.)
StatoItalia (bandiera) Italia
Fondazione28 luglio 1935
Chiusura28 febbraio 1957
Sede principaleRoma
Settoreminerario
Prodotticarbone

A capo dell'azienda venne posto l'imprenditore Guido Segre,[2], già presidente della Società anonima carbonifera Arsa con miniere in Istria e della Società mineraria carbonifera sarda che gestiva il bacino minerario del Sulcis.

Presidenti dell'Azienda carboni italiani (A.Ca.I.)

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Gestione del bacino carbonifero dell'Arsa (Istria)

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Dal 28 luglio 1935 fino al 1º maggio 1945, l'A.Ca.I. (Azienda carboni italiani) tramite la Società Anonima Carbonifera Arsa gestiva le miniere di carbone (insieme ai relativi pozzi carboniferi) con impianti di produzione, e inoltre, in regime esclusivo, amministrava tutte le strutture architettoniche e urbanistiche della cittadina mineraria di Arsia delle frazioni minerarie, come Pozzo Littorio d'Arsia, oggi Piedalbona, e Vines e di altri edifici sparsi nel territorio dell'Istria. Le miniere di carbone (con i relativi pozzi carboniferi) furono le seguenti:

Produzione di carbone e manodopera impiegata nella gestione A.Ca.I. (1935-1945)

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La seguente tabella delle produzioni carbonifere in Istria riguarda il periodo di gestione (1935-1945) dell'Azienda monopolistica statale A.Ca.I. (Azienda Carboni Italiani), iniziato nel mese di luglio del 1935 per concludersi nel 1945, ma ufficialmente nel 1947, anno in cui il territorio istriano passò alla Jugoslavia.

Anno Produzione in tonnellate Manodopera
1935 350.000[3] - 383.000[4] - 511.320[5] 1.813 operai[4] - 1.839 operai[3] - 2.300[6]
1936 700.000[3] - 725.000[4] - 726.165[7] - 735.610[8] - 836.016[5] 3.678 operai[3] - 4.400[6] - 4.705[7] - 4.767 operai[4] - 7.000 operai[8]
1937 855.417[5] - 869.385[7][9] 6.271[6] - 6.657[7]
1938 882.259[7][9] - 949.053[5] 7.722[6] - 8.160[7]
1939 895.728[5] - 1.000.000[3] - 1.005.432[4][7][9] 7.192[6] - 8.957 operai[4] - 9.000 operai[3] - 10.475[7]
1940 824.261[7][9] - 863.107[5] 8.016[6] - 11.119[7]
1941 1.033.463[9] 7.310 (presenti: 5.600)[6]
1942 1.158.000[10][11] - 1.157.000[4] - 1.150.000[12] 10.000[12] - 10.470[11] - 11.000 circa (quasi 2.000 occupati in servizi esterni, quasi 9.000 addetti al sottosuolo)[13] - Miniera di Stermazio - Fianona: 500 operai circa, Miniera di Pedena: 250 operai circa, Miniera di Sicciole (Pirano): 400 operai circa, Ricerca Zaverco (Cave Auremiane): 50 operai circa[13]
1943
1944
1945

Gestione del bacino carbonifero del Sulcis (Sardegna)

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Dal 28 luglio 1935 fino al 28 febbraio 1957, l'A.Ca.I. (Azienda carboni italiani) tramite la Società Mineraria Carbonifera Sarda gestiva le miniere di carbone (insieme ai relativi pozzi carboniferi) con impianti di produzione, e inoltre, in regime esclusivo, amministrava tutte le strutture architettoniche e urbanistiche della città mineraria di Carbonia dei villaggi minerari, come Bacu Abis e Cortoghiana e di altri edifici sparsi nel territorio del Sulcis. Dal 1936 al 1947 nel Sulcis vennero aperti 22 pozzi per l'estrazione del carbone, impiegando, nel periodo di maggiore produzione, poco meno di 18.000 maestranze, provenienti da tutta la Sardegna e anche da oltre Tirreno. Le miniere di carbone (con i relativi pozzi carboniferi) furono le seguenti:

  • Miniera di Bacu Abis situato nell'omonimo giacimento carbonifero di Bacu Abis, con gli impianti estrattivi di Pozzo Roth, Pozzo Emilio, Pozzo Castoldi e Pozzo Nuovo.
  • Miniera di Caput Acquas e Miniera di Piolanas, situato nell'omonimo giacimento di Caput Acquas o Piolanas Sud: con gli impianti estrattivi di Pozzo Caput Acquas, Pozzo Tolmetta, Pozzo Zara, Pozzo Is Piras e Pozzo “D”; ed in quello di Piolanas o Piolanas Nord: Pozzo Piolanas.
  • Miniera di Cortoghiana situato nel giacimento carbonifero di Cortoghiana Nuova, diversi edifici ed impianti estrattivi vicino all'omonima frazione: Pozzo Cortoghiana Vecchia, Pozzo Est, Cortoghiana nuova - Pozzo 1 e Cortoghiana nuova - Pozzo 2.
  • Miniera di Nuraxi Figus situato nell'omonimo giacimento carbonifero di Nuraxi Figus.
  • Miniera di Serbariu situato nel giacimento carbonifero di Serbariu - Nuraxeddu con gli impianti estrattivi di Pozzo 1, Pozzo 2, Pozzo 3, Pozzo 4, Pozzo 5, Pozzo 6, Pozzo 7, Pozzo Nuraxeddu Vecchio e Pozzo del Fico.
  • Miniera di Seruci situato nell'omonimo giacimento carbonifero di Seruci.
  • Miniera di Sirai situato nel giacimento carbonifero di Sirai - Schisorgiu con gli impianti estrattivi di Pozzo 8, Pozzo 9, Pozzo 10, Pozzo 11, Pozzo 12, Pozzo Sirai, Pozzo Tanas, Pozzo Schisorgiu, Pozzo Vigna, Pozzo Barbusi e Pozzo Nuraxeddu Nuovo.
  • Miniera di Terras Collu situato nell'omonimo giacimento carbonifero di Terras Collu.
  • Miniera di Terra Niedda, già conosciuta come Littòria Quinta, situato nell'omonimo giacimento carbonifero di Terra Niedda: Pozzo 1 e Pozzo 2.

Produzione di carbone e manodopera impiegata nella gestione A.Ca.I. (1935-1954)

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La seguente tabella delle produzioni carbonifere riguarda il periodo di gestione (1935-1954) dell'Azienda monopolistica statale A.Ca.I., (Azienda Carboni Italiani), iniziato nel mese di luglio del 1935 per concludersi nel 1954, anno in cui l'A.Ca.I. cessò l'attività. La produzione di carbone ebbe un incremento nel dopoguerra, quando il carbone Sulcis diede il suo contributo alla ricostruzione dell'Italia. Già nei primi anni Cinquanta, però, la costituzione della CECA (Comunità Europea Carbone e Acciaio) evidenziò l'antieconomicità del carbone sardo. Così iniziò una lenta ma inarrestabile crisi del settore, che l'intervento dello Stato rese meno drammatica con le sue aziende pubbliche e con risorse finanziarie.

Anno Produzione in tonnellate manodopera
1935 75.000[14] - 77.550[15]- 77.555 (Terras Collu: 4.600[15]; Bacu Abis: 72.955[15])[16] - 77.564[17] - 130.506[5] 1.060 operai[6][18]
1936 160.972(Terras Collu: 3.554[15]; Bacu Abis: 157.418[15])[7][16][17][19] - 183.000[18] - 210.179[5] 1.340 operai[6][18] - 1.433 operai[20]
1937 306.736[15] (Terras Collu: 8.615[15]; Bacu Abis: 254.992[15]; Caput Acquas: 9.324[15]; Sirai: 32.391[15]; Cortoghiana: 1.414[15]) - 307.239[7][16][17][19] - 307.240[21] - 341.788[18] - 370.239[15] - 388.286[5] 4.747 operai[20] - 5.822 operai[6][18]
1938 450.000[15] (Terras Collu: 15.000[15]; Bacu Abis: 200.000[15]; Caput Acquas: 45.000[15]; Sirai: 160.000[15]; Cortoghiana: 30.000[15]) - 465.172[19] - 465.770[21] - 465.772[7][15][16][17] - 542.691[18] - 637.375[5] 6.614 operai[20] - 7.052[7] - 9.180 operai[6][18]
1939 855.086[18] - 911.279[7][15][16][19][21][22] - 1.168.650[5] 13.447 operai[6][18] - 14.965 operai[20]
1940 1.226.158[5] - 1.295.779[7][16][19][21][22] - 1.345.920[18] 12.320 operai[22] - 12.650 operai[6][18] - 15.801 operai[20]
1941 1.164.639[22] - 1.200.900[16][17][19][22] - 1.200.920[23] 10.140 (10.280) operai[22] - 10.280 operai[20] - 11.330 operai (presenti: 8.000)[6][18]
1942 1.135.762[22] - 1.153.230[17][19][22] 8.000 operai[6][18] - 9.908 operai[22] (9.653 operai[20][22])
1943 297.750[22] - 317.218[17][19][22] 2.808 operai[20] - 3.910 (1.408) operai[22] - 4.305 operai[24]
1944 375.814[22] - 418.809[17][19][22][25] 4.029 (5.864[25]) operai[22] - 4.500 operai[20] - 6.800 operai[26]
1945 677.995[17][19][25][27] 11.000 operai[20][25][27]
1946 1.021.271[17][19][25][27] 15.500 operai[20] - 15.521 operai[25][27]
1947 1.186.283[27] - 1.199.283[17][19][25] 17.200 operai[20][25][27]
1948 861.713[17][20][25][28] - 864.713[27] 14.437[25][27] - 14.500 operai[20]
1949 625.000[25] - 1.014.144[17][19][28] - 1.024.000[27] 12.000 operai[20] - 12.176 operai[25][27]
1950 950.000[25] - 950.609[17][19][28][29] 10.900 operai[20][25]
1951 1.071.358[17][19][29] 10.300 operai[20]
1952 997.000[17] - 997.001[29] - 1.048.680[19] 9.934 operai[20]
1953 1.057.180[17][19] 8.749 operai[20] - 9.542 operai[30] - 10.383 addetti[31]
1954 1.010.000[19] - 1.010.033[17] 7.629 operai[20][30] - 9.810 addetti[31]
  1. ^ Decreto-legge 28 luglio 1935, n. 1406
  2. ^ Scotti e Giuricin, 1971, pp.33-36.
  3. ^ a b c d e f Anna Millo, Il disastro minerario del 28 febbraio 1940 alla miniera dell’Arsa - testo pubblicato 19 agosto 2014
  4. ^ a b c d e f g Marijan Milevoj, "Carbone istriano, ultimi fuochi", con fotografie dal Museo Popolare di Albona, Jurina i Franina, Rivista di varia cultura istriana, N. 59, inverno 1995, Libar od Grozda - Pola, p. 18-25.
  5. ^ a b c d e f g h i j k l Massimo Carta, Perché Carbonia - Ettore Gasperini Editore, Cagliari 1981, pag. 124
  6. ^ a b c d e f g h i j k l m n o Massimo Carta, Perché Carbonia - Ettore Gasperini Editore, Cagliari 1981, pag. 138
  7. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p Ministero dell'Industria e Commercio - Direzione Generale dell'Industria e delle Miniere - Corpo Reale delle Miniere - Relazione sul Servizio Minerario e Statistica delle Industrie Estrattive in Italia nel 1940 - Istituto Poligrafico dello Stato, Roma 1945, pag.84
  8. ^ a b Ente turistico del comune di Arsia. Alvona IT d.o.o.2013
  9. ^ a b c d e Ministero dell'Industria e Commercio, Direzione Generale dell'Industria e delle Miniere, Corpo delle Miniere - Relazione sul servizio minerario e Statistica delle industrie estrattive in Italia nell'anno 1941 - Istituto Poligrafico dello Stato Roma 1946, pag. 86
  10. ^ AA.VV.: Arsia 28 febbraio 1940, la più grande tragedia mineraria italiana - edizione Atena, Grisignano di Zocco (VI) febbraio 2015, pag. 21
  11. ^ a b Rinaldo Racovaz: Carlotta – La Miniera di Arsia / Raški Rudnik, Edito dall’Unione Italiana - Comunità degli Italiani “Giuseppina Martinuzzi” di Albona / Zajednica Talijana “Giuseppina Martinuzzi” Labin, dal Consiglio della minoranza italiana della Città di Albona / Vijeće talijanske manijne Grada Labina, Arsia/Raša 2021, Capitolo X, pag. 327
  12. ^ a b Albona - Storia di una città: a cura di Mario Demetlica
  13. ^ a b Rinaldo Racovaz: Carlotta – La Miniera di Arsia / Raški Rudnik, Edito dall’Unione Italiana - Comunità degli Italiani “Giuseppina Martinuzzi” di Albona / Zajednica Talijana “Giuseppina Martinuzzi” Labin, dal Consiglio della minoranza italiana della Città di Albona / Vijeće talijanske manijne Grada Labina, Arsia/Raša 2021, Capitolo X, pag. 332
  14. ^ Calendario Atlante De Agostini 1940 XVIII, Edizioni Istituto Geografico De Agostini Novara 1939, pag. 66
  15. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t Maria Stella Rollandi, Miniere e minatori in Sardegna. Dalla crisi del dopoguerra alla nascita di Carbonia (1919 - 1939), Edizioni Della Torre, Cagliari 1981, pag. 129
  16. ^ a b c d e f g Ministero dell'Industria e Commercio, Direzione Generale dell'Industria e delle Miniere, Corpo Reale delle Miniere - Relazione sul servizio minerario e Statistica delle industrie estrattive in Italia nell'anno 1941 - Istituto Poligrafico dello Stato Roma 1946, pag. 86
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  18. ^ a b c d e f g h i j k l m Fonte: A.Ca.I. (Azienda Carboni Italiani)
  19. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r Alberto Vacca, Carbonia e i problemi dell'industria carbonifera sarda (1936 – 1976) - Edizioni Della Torre, Cagliari 1985, TABELLA I pag. 211
  20. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t Alberto Vacca, Carbonia e i problemi dell'industria carbonifera sarda (1936 – 1976) - Edizioni Della Torre, Cagliari 1985, TABELLA II pag. 212
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  22. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p Massimo Carta, Perché Carbonia - Ettore Gasperini Editore, Cagliari 1981, pag. 71
  23. ^ Calendario Atlante De Agostini 1945 / 1946, Edizioni Istituto Geografico De Agostini Novara 1945, pag. 102
  24. ^ Alberto Vacca, Carbonia e i problemi dell'industria carbonifera sarda (1936 – 1976) - Edizioni Della Torre, Cagliari 1985, pag. 37
  25. ^ a b c d e f g h i j k l m n Virginio Bettini: Borotalco Nero - Carbone tra sfida autarchica e questione ambientale, Franco Angeli Editore, Milano 1984, pag. 86
  26. ^ Alberto Vacca, Carbonia e i problemi dell'industria carbonifera sarda (1936 – 1976) - Edizioni Della Torre, Cagliari 1985, pag. 38
  27. ^ a b c d e f g h i j Massimo Carta, Perché Carbonia - Ettore Gasperini Editore, Cagliari 1981, pag. 79
  28. ^ a b c Calendario Atlante De Agostini 1952, Edizioni Istituto Geografico De Agostini Novara 1951, pag. 82
  29. ^ a b c Calendario Atlante De Agostini 1954, Edizioni Istituto Geografico De Agostini Novara 1953, pag. 75
  30. ^ a b Virginio Bettini: Borotalco Nero - Carbone tra sfida autarchica e questione ambientale, Franco Angeli Editore, Milano 1984, pag. 95
  31. ^ a b Virginio Bettini: Borotalco Nero - Carbone tra sfida autarchica e questione ambientale, Franco Angeli Editore, Milano 1984, pag. 101

Bibliografia

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  • Vitale Piga, Il giacimento carbonifero del Sulcis - Carbonia,1938, a cura di Confederazione Fascista dei Lavoratori dell'Industria, Roma, 1938.
  • Vittorio Maltese, Carbonia,1938, in L'Economia Nazionale, Roma, 1938.
  • Stanis Ruinas, Viaggio per le città di Mussolini, Milano, Edizioni Bompiani, 1939.
  • Valerio Tonini, Terra del carbone, Modena, Guanda Editore, 1943.
  • F. Cori, Le Miniere di Carbònia, in Resoconti dell'Associazione Mineraria Sarda, Iglesias, 1948.
  • Alberto Mori, Carbònia e le modificazioni del paesaggio geografico nel Sulcis settentrionale, in Pubblicazioni della Facoltà di Ingegneria di Cagliari, vol. 1, Cagliari, 1950.
  • AA. VV., C.E.C.A. Studio sulla zona di Carbònia, Milano, Giuffrè, 1965.
  • Mario Carta, Note sulle miniere carbonifere del Sulcis – Realizzazioni in atto e tecniche in prospettiva per la coltivazione e la valorizzazione dei giacimenti di carbone, in La programmazione in Sardegna 60, Sassari, Editrice G. Gallizzi, 1976.
  • Massimo Carta, Carbonia e il suo carbone (1851 - 1977), Cagliari, Società Poligrafica Sarda, 1977.
  • Maria Stella Rollandi, Miniere e minatori in Sardegna. Dalla crisi del dopoguerra alla nascita di Carbonia (1919 - 1939), Cagliari, Edizioni Della Torre, 1981.
  • Aldo Cesaraccio, Antonello Mattone; Giuseppe Melis Bassu, Mussolini in Sardegna, ristampa anastatica del volume Il Duce in Sardegna, Cagliari, GIA Editrice, 1983 [1942].
  • Alberto Vacca, Carbonia e i problemi dell'industria carbonifera sarda (1936 – 1976), Cagliari, Edizioni Della Torre, 1985.
  • Giuseppe Are, Marco Costa, Carbosarda. Attese e delusioni di una fonte energetica nazionale, Milano, Franco Angeli Editore, 1989.
  • Mauro Pistis, Lettera al Sindaco di Arsia., in Il Gazzettino della "Dante" Albonese, XII, n. 34, luglio - dicembre 2007, p. 16.
  • Francesco Krecic, Arsia, la bianca città del carbone. Storia della fondazione di un centro minerario in Istria fra le due guerre, Forum Edizioni, 2013.

Voci correlate

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