Moschea nuova del venerdì (Trebisonda)
La Moschea nuova del venerdì (in turco Yeni Cuma Camii) è una moschea di Trebisonda in Turchia. Fu costruita in epoca bizantina come chiesa di Hagios Eugenios (in greco Μονή Αγίου Ευγενίου?), dedicata a Sant'Eugenio, patrono della città. Dopo la conquista della città da parte del Sultano Maometto il Conquistatore nel 1461, come molte chiese della città, fu convertita in moschea.
Moschea nuova del venerdì | |
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Stato | Turchia |
Località | Trebisonda |
Coordinate | 41°00′03.96″N 39°43′21″E |
Religione | Islam sunnita |
Non si sa esattamente quando la chiesa sia stata costruita, ma gli studiosi ritengono che fosse una basilica. Vicino ad essa è stata trovata un'iscrizione datata 1291. Tuttavia, durante l'assedio di Trebisonda del 1222, il sultano Melik, infuriato per la resistenza degli abitanti della città, avrebbe ordinato di abbattere le pareti superiori e di rompere e tirare su i pavimenti, per cui è probabile che la struttura attuale sia stata costruita negli anni immediatamente successivi.[1]
Jakob Philipp Fallmerayer, che visitò Trebisonda all'inizio del XIX secolo, riferisce di aver visto all'interno resti di dipinti degli imperatori di Trebisonda da Alessio I ad Alessio III, ciascuno con un'iscrizione che riportava il titolo e il nome dei soggetti; anche se quando Gabriel Millet ispezionò l'edificio le iscrizioni erano scomparse, Millet confermò che a sinistra dell'ingresso rimanevano tracce dei dipinti: "un personaggio che indossa il loros; un altro sembra tenere uno scettro; a destra, un terzo inginocchiato, presenta un oggetto, senza dubbio la chiesa da lui fondata, a un santo seduto e vestito da martire, in abito bizantino"[2].
L'edificio attuale non ha un nartece, ma ha tre navate. L'abside centrale è arrotondata all'interno e pentagonale all'esterno. Il minareto è stato aggiunto nell'area intorno alla porta nord della chiesa, che fu trasformata in moschea dopo la conquista ottomana nel 1461. Il Miḥrāb (nicchia dell'altare) in pietra è in stile barocco, mentre il Minbar (pulpito) è in legno senza ornamenti.[3]
Note
modifica- ^ (EN) Rosenqvist, Jan Olof, 1944- ..., The hagiographic dossier of St Eugenios of Trebizond : in codex Athous Dionysiou 154 : a critical ed. with introduction, translation, commentary and indexes, Almqvist & Wiksell, 1996, p. 319, ISBN 91-554-3787-7, OCLC 463977398. URL consultato il 23 maggio 2022.
- ^ Mais on distingue encore, à gauche de la porte, un personnage vêtu du loros; un autre semble tenir un sceptre; à droite, un troisième agenouillé, présente un objet, sans doute l'église, dont il est le fondateur, au saint assis et vêtu, comme tous les martyres, du costume byzantin." [A sinistra della porta si intravede una figura vestita di loros; un'altra sembra reggere uno scettro; a destra, una terza figura inginocchiata porge un oggetto, probabilmente la chiesa di cui è fondatore, al santo seduto, vestito, come tutti i martiri, in costume bizantino]. Millet "Les monastères et les églises de Trébizonde", Bulletin de Correspondance Hellénique 19 (1895), p. 428
- ^ (TR) Trabzon camileri, su karalahana.com (archiviato dall'url originale il 16 ottobre 2011).
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