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Se sei qui, vorrai forse sapere qualcosa su di me (sempre se non sei arrivato per errore). Mi chiamo Stefano Scardicchia, sono nato in Trentino nel secolo scorso e abito a Meano. Sono approdato su Wikipedia verso il 2002 - non ricordo la data esatta - e l'ho trovata subito magnifica!
Ho aspettato un po' a iscrivermi perché non ero sicuro di essere all'altezza e, soprattutto, d'aiuto a questo stupendo progetto. Alla fine mi sono deciso e, non ho ancora ben capito perché, la comunità mi ha dato fiducia eleggendomi amministratore nel dicembre 2006, ruolo che ho mantenuto fino al dicembre 2015.
Qualche notizia su di me... laureato in Lettere classiche e poi abilitato, ho insegnato italiano, latino, greco, storia e geografia nella scuola secondaria di primo e secondo grado.
Nel tempo libero mi dedico a serie TV, cinema, teatro e letteratura; fino a qualche anno fa ho scritto anche recensioni su riviste locali. Quando mi sento ispirato (ma va' a capire cos'è l'ispirazione), scrivo poesie o racconti e suono il piano. Ma ormai non capita quasi più.
Un saluto a tutti! Ariel 17:57, Feb 7, 2005 (UTC)

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Lo sgabello d'oro (in lingua ashanti-twi sika dwa kofi) è un oggetto sacro del popolo Akan, in particolare della tribù degli Ashanti.

Risalente al tardo XVII o primo XVIII secolo, secondo la leggenda lo sgabello d'oro apparve per volontà divina e fu consegnato a Osei Tutu I, fondatore dell'impero ashanti, e divenne presto un simbolo nazionale. Nel 1900 i britannici, per tentare di abbattere l'impero ashanti e sottomettere l'intero popolo, cercarono di requisire l'oggetto sacro, facendo scoppiare la guerra dello sgabello d'oro. Il conflitto risultò in una sconfitta africana e nella scomparsa dello sgabello, nascosto dietro ordine della regina Yaa Asantewaa. Lo sgabello fu rinvenuto per caso solo vent'anni più tardi, e dal 1935 è di proprietà del sovrano ashanti.

Adoperato nelle cerimonie più importanti, il re può adoperare lo sgabello d'oro solo in determinati modi e occasioni, e mai per sedercisi. L'artefatto è diventato oggetto di venerazione per tutti gli akan, e di conseguenza ha portato ogni sgabello ad acquisire valenza mistico-religiosa.

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