Bristol Jupiter

motore aeronautico radiale
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Il Bristol Jupiter era un motore aeronautico radiale a 9 cilindri raffreddato ad aria, progettato da Roy Fedden e Leonard Butler nei tardi anni dieci del XX secolo e sviluppato per conto dell'azienda britannica Cosmos Engineering durante la prima guerra mondiale.

Bristol Jupiter
Il Bristol Jupiter esposto al Bristol Industrial Museum, Bristol, Inghilterra.
Descrizione generale
CostruttoreRegno Unito (bandiera) Cosmos Engineering
Regno Unito (bandiera) Bristol Engine Company
ProgettistaRegno Unito (bandiera) Roy Fedden
Tipomotore radiale
Numero di cilindri9
Alimentazionecarburatore
Schema impianto
Cilindrata28,7 L
Alesaggio146 mm
Corsa198 mm
DistribuzioneOHV 4 valvole per cilindro
Combustione
Raffreddamentoad aria
Uscita
Potenza(continua) 435 hp (324 kW) a 1 575 giri/min
(al decollo) 580 hp (433 kW) a 1 950 giri/min
Rapporti di compressione
Rap. di compressione5:1
Peso
A vuoto330 kg (730 lb)
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Uno Jupiter montato sul muso di un velivolo. Si notano le 4 valvole per cilindro

Motore longevo, fu capostipite di una serie di sviluppi e di produzioni su licenza che equipaggiarono una gran quantità di modelli fino agli anni trenta.

Storia del progetto

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Nel 1918 venne fondata la Cosmos Engineering, divisione aeronautica della casa automobilistica Straker-Squire (e conosciuta anche come Brazil Straker), dove gli ingegneri Roy Fedden e Leonard Butler stavano sviluppando un nuovo 9 cilindri da 400 hp, il Cosmos Jupiter, destinato ad equipaggiare velivoli militari per fronteggiare i sempre più efficaci modelli in dotazione alla Luftstreitkräfte, la componente aerea del Deutsches Heer (l'esercito imperiale tedesco), verso la fine della prima guerra mondiale.

Il crollo delle spese militari che seguì la fine del conflitto travolse la Cosmos che fallì nel 1920. La ditta venne quindi rilevata dalla Bristol Aeroplane Company. Lo Jupiter fu una delle ragioni che portarono a questa acquisizione. Dopo alcuni anni il motore divenne uno dei più affidabili sul mercato e la sua produzione, iniziata nel 1918, terminerà solo nel 1930.

Lo Jupiter era un progetto piuttosto convenzionale ma aveva la particolarità, rara nei motori radiali, di essere dotato di quattro valvole per cilindro. I cilindri erano quelli del Bristol Lucifer, altro progetto Cosmos, con la corsa ridotta di 31,8 mm.

I cilindri erano realizzati in acciaio, così come le teste degli stessi che successivamente verranno sostituite, seguendo degli studi compiuti dal RAE, con altre in lega leggera. Dal 1927 in poi le teste non verranno più realizzate per fusione, a causa dei molti pezzi difettosi che si ottenevano, ma per forgiatura. Nello stesso anno Roy Fedden iniziò a lavorare ad un successore dello Jupiter realizzando i progetti di due nuovi motori: il Bristol Mercury e il Bristol Pegasus.

Lo Jupiter venne adottato dal trasporto civile Handley Page HP.42, che negli anni venti effettuava la tratta Londra-Parigi. Venne inoltre utilizzato sul de Havilland DH.61 Giant Moth e sul DH.66 Hercules. All'estero, in campo civile, venne adottato dallo Junkers G 31 e dal gigantesco, per l'epoca, idrovolante Dornier Do X, che ne montava una dozzina.

In campo militare lo Jupiter venne montato sul Bristol Bulldog, sul Gloster Gamecock e sul Boulton-Paul Sidestrand. Venne inoltre estesamente utilizzato, soprattutto all'estero, per motorizzare molti prototipi.

Produzione su licenza

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Il successo commerciale dello Jupiter venne confermato dalle numerose richieste di produzione su licenza da parte di aziende straniere, arrivando ad essere prodotto all'estero in non meno di 14 paesi.

  Francia
prodotto dalla Gnome et Rhône e commercializzato come Gnome-Rhône 9A Jupiter che ne realizzò una versione per il mercato civile avendo un discreto successo anche nell'esportazione.
  Germania
prodotto dalla BMW GmbH col nome di BMW Jupiter.
  Giappone
prodotto dalla Nakajima Hikōki KK col nome di Nakajima Kotobuki.
  Italia
prodotto dalla Alfa Romeo col nome di Alfa Romeo Jupiter a cui applicò alcune migliorie.
  Unione Sovietica
la versione su licenza maggiormente prodotta. Con la designazione Shvetsov M-22 motorizzò alcuni velivoli sovietici, tra i quali il caccia Polikarpov I-16, soprannominato "Rata" durante la guerra civile spagnola.

Velivoli utilizzatori

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Bibliografia

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  • (EN) L. Bridgman (ed.), Jane's Fighting Aircraft of World War II, New York, Crescent Books, 1998, ISBN 0-517-67964-7.
  • (EN) Alec Lumsden, British Piston Engines and their Aircraft, Marlborough, Wiltshire, Airlife Publishing, 2003, ISBN 1-85310-294-6.
  • (EN) Bill Gunston, Development of Piston Aero Engines, Cambridge, UK, Patrick Stephens Limited, 2006, ISBN 0-7509-4478-1.
  • (EN) Bill Gunston, World Encyclopedia of Aero Engines, Cambridge, UK, Patrick Stephens Limited, 1989, ISBN 1-85260-163-9.

Altri progetti

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Collegamenti esterni

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